Addossata alla testa dell'Idra e circondata dalle luminose stelle Regolo, Polluce e Procione, quella del Cancro è tra le costellazioni meno vistose dell'intera volta celeste. Culminante al meridiano nelle serate di Febbraio, tale costellazione si fa notare non tanto per le sue stelle - nessuna più brillante della terza magnitudine! - quanto per il chiarore diffuso di M 44, uno degli amassi stellari aperti più vicini, luminosi e noti. Oltre ad essere la meno appariscente delle costellazioni zodiacali, la costellazione del Cancro è classificata al secondo posto tra quelle con minore densità stellare, grandezza intesa come numero di stelle entro la quinta magnitudine presenti in 100 gradi quadrati: superato solo dall'australe costellazione del Monte Tavola (Mensa), il Cancro presenta entro i suoi pur ragguardevoli 506 gradi quadrati solo sei stelle più luminose della quinta magnitudine ed altre 140 circa entro il limite di visibilità ad occhio nudo quando osservata a un luogo prettamente scuro e al transito al meridiano.
Eppure, nonostante la sua evanescenza, questa area celeste ha avuto la sua importanza storica poiché, in antichità, il Sole raggiungeva proprio in questa costellazione la sua massima elevazione annuale sull'eclittica determinando il Solstizio d’Estate; causa la Precessione terrestre, il Cancro non detiene più tale posizione, nel frattempo passata ai Gemelli ma, nonostante questo, è ancora d'uso chiamare Tropico del Cancro il parallelo terrestre dove il Sole si proietta allo Zenit proprio in concomitanza del solstizio estivo, esattamente ad una latitudine di 23°27'.
La fantasia dei popoli antichi attribuì a queste deboli stelle varie figure: per gli egiziani furono uno scarabeo, per gli indiani una colomba, mentre Julius Schiller nel 1627 associò il nome di San Giovanni evangelista a questo asterismo. Il nome attuale deriva probabilmente dal moto apparente del Sole in estate, che, dopo aver risalito tutta l'eclittica, inverte la rotta, ritornando verso declinazioni più basse. Per questo motivo i popoli medio-orientali videro in queste deboli stelle la figura di un granchio o di un gambero, il curioso crostaceo noto per le sue retromarce. Risale invece alla civiltà ellenica il mito del granchio immortalato in cielo da Giunone: la dea, nemica di Ercole, mandò il crostaceo contro l’eroe greco mentre lottava nella palude di Lerna con l’Idra, il mostro dalle numerose teste; il Granchio riuscì solo a pizzicare Ercole finendo schiacciato sotto i suoi piedi, ma per questo tentativo Giunone lo ricompensò trovandogli un posto in cielo.
Come già accennato, l’elemento di questa regione celeste che colpisce la curiosità dell’osservatore è l’ammasso M 44, e così fu anche per gli antichi contemplatori del cielo. Assieme alle Pleiadi, le Iadi e all’ammasso stellare della Chioma di Berenice, M 44 è il quarto oggetto di questo tipo di cui si hanno notizie in documenti storici. Oggi noto il nome "praesepe", introdotto dallo scrittore latino Plinio il Vecchio che denominò le due stelle ad esso attigue γ e δ Cnc come “gli asinelli”, il cui termine latino ne contraddistingue i nomi propri.
Asellus Borealis (γ Cnc), la più debole delle due, risplende di magnitudine 4,67. Situata a 158 anni luce dal Sistema Solare, essa è una gigante bianca di tipo spettrale A1 IV, la cui temperatura superficiale è di circa 9400 K; essendo il suo raggio il doppio di quello del Sole, ne consegue che la sua luminosità intrinseca ne è 29 volte superiore. Da parametri quali luminosità e raggio è possibile anche stimare la sua mass, pari a 2,3 volte di quella della nostra stella madre. Asellus Borealis possiede due compagne prospettiche, separate da essa rispettivamente da 1’ e 2’ d'arco; quest’ultima, denominata γ Cnc B, è invece una reale stella doppia, pur spettroscopica.
Asellus Australis (δ Cnc), pur splendendo modestamente di magnitudine 3,94, è la seconda stella più luminosa della costellazione. Lontana 132 anni-luce dal sistema solare, è una gigante di classe spettrale K0III, arancione quindi, dalla massa il doppio di quella solare ma dal diametro 11 volte superiore. Situata solo 5’ a nord dell'eclittica, questa stella è di conseguenza frequentemente soggetta a congiunzioni con la Luna o i pianeti e, in casi più rari, occultata da parte degli stessi.
Nel disegno di stelle che delinea la figura del crostaceo, il quadrilatero formato da queste due stelle assieme alle più deboli η e θ Cnc ne costituisce il corpo; proprio da queste due ultime partono quattro linee che ne formano le zampe e i cui estremi si identificano in χ e μ Cnc, collegate a η Cnc, e ζ e β Cnc, queste ultime collegate a θ Cnc.
β Cnc, nota come Altarf (dall'arabo, “la fine della zampa”) è l'astro più luminoso della costellazione; ben visibile tra la testa dell'Idra e la luminosa Procione, è una gigante arancione di classe spettrale K4IIIBa0.5 dalla spiccata colorazione arancione, che splende apparentemente di magnitudine 3,52 dalla distanza di 290 anni-luce. Il diametro di Altarf è pari a una cinquantina di volte quello solare; con questo valore, e considerata la sua temperatura superficiale prossima ai 4000 K, la luminosità intrinseca corrispondente risulta essere 660 volte quella del Sole! Fosse al posto del Sole, essa riempirebbe l'orbita di Mercurio, abbagliandoci con la sua luce arancione! Essendo una stella in stato avanzato della sua evoluzione, essa possiede anche una certa quantità di bario che, al contrario, non è presente in stelle di sequenza principale; essa ha infatti da tempo terminato il processo di fusione dell'idrogeno in elio, convertendo ora quest’ultimo in elementi più pesanti come carbonio ed ossigeno. A circa 30” d’arco da Altarf, è presente una debole nana rossa di quattordicesima grandezza che sembra condividerne il moto proprio rispetto alle stelle fisse di fondo; fosse una reale compagna fisica, essa disterebbe da Altarf almeno 2600 U.A. ma, considerata l'enorme distanza, il periodo orbitale dovrebbe allora aggirarsi attorno ai 76.000 anni, un tempo troppo lungo per qualsiasi riscontro diretto!
Poco più a nord vi è però l’astro più conosciuto agli astrofili di questa plaga celeste: ζ Cnc, di nome Tegmen (dall’arabo, “la corazza del granchio”). La sua fama è dovuta al fatto di essere una tra le più belle stelle multiple alla portata di telescopi amatoriali! Il primo a risolverla come doppia fu J.T. Mayer nel 1756 mentre 25 anni più tardi W. Herchel notò la terza componente; il figlio J. Herschel notò il moto perturbato di quest’ultima, cosa che indusse O.W. Struve a postulare l’esistenza di una quarta componente in seguito effettivamente osservata con i telescopi. Il sistema di Tegmen consiste quindi in quattro stelle, tutte nane gialle di sequenza principale molto simili al Sole. Le componenti di ζ¹ Cancri sono denominate ζ Cancri A e ζ Cancri B, rispettivamente di magnitudine +5,58 e +5,99; separate da circa 0,8” d’arco, esse completano un'orbita ogni 59,3 anni. E’ quindi necessario un potente telescopio per risolverle anche se la loro separazione aumenterà fino al massimo previsto nel 2020.
Le componenti di ζ² Cancri sono denominate ζ Cancri C e ζ Cancri D. ζ Cancri C è la più luminosa delle due, splendendo di magnitudine +6.12 mentre ζ Cancri D è di magnitudine 10. Quest’ultima appare più rossa delle altre componenti e potrebbe in effetti essere costituita da una coppia ravvicinata di due nane rosse; la separazione fra C and D è di circa 0,3” d’arco e il loro periodo orbitale di 17 anni e la sua estrema debolezza e la ridotta separazione sono le probabili cause della mancata osservazione diretta.
Circa 8° a nord di γ vi è ι Cnc, una stella gialla di quarta grandezza, distante 298 anni-luce; si tratta in realtà di una doppia fisica costituita da due stelle tra loro in netto contrasto cromatico. ι Cnc A è una gigante brillante gialla, di magnitudine 4,02 la cui classe spettrale è stata variamente classificata come G8Iab, G7,5IIIa o G8II; possiede una temperatura superficiale di 5000 K, una massa 3,5 volte quella solare e una luminosità circa 215 volte la luminosità solare. Essa è già evoluta in quanto è l’elio che viene fuso nel suo nucleo; la sua età è stimata in circa 260 milioni di anni e, almeno fino ad un milione di anni fa, essa doveva essere una stella bianco-azzurra di sequenza principale di classe B. ι Cnc B è invece una stella bianca di sequenza principale di classe spettrale A3V di magnitudine 6,57, dalla temperatura superficiale 8800 K; possiede una massa appena superiore a quella del Sole e una luminosità 16 volte quella della nostra stella. Le due stelle sono apparentemente separate da 30,6” d’arco ma la reale distanza tra esse è attualmente paria a 2.800 UA; il moto orbitale indica un periodo di almeno 65.000 anni!
Mentre ι Cnc individua la chela settentrionale del granchio celeste, quella meridionale è segnata da α Cnc, chiamata in passato Al Zubanah (dall’arabo, “le chele”); oggi più propriamente nota col nome proprio Acubens, essa è in realtà al terzo posto in ordine di luminosità tra gli astri della costellazione (magnitudine apparente 4,25) nonostante il Bayer le attribuì la lettera α qualificandola, quindi, come la più luminosa. Si tratta di una stella di classe spettrale A5m di sequenza principale, prettamente bianca quindi, lontana 174 anni-luce. La denominazione Acubens A porta a comprendere che si tratta di una doppia, la cui duplice natura è stata scoperta grazie ad una occultazione lunare; le componenti sono separate soltanto da 0,1” d’arco e ognuna delle due è 23 volte più luminosa del Sole, con massa doppia. Ad 11,3” d’arco da essa è presente una stella di undicesima magnitudine, nota come Acubens B, che però non ha mostrato, nello scorrere degli anni, la benché minima variazione nella separazione; tuttavia, si sospetta che anch’essa possa essere un sistema doppio.
...continua
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