M44 è senz’altro l’oggetto più famoso della costellazione del Cancro, situato all’interno del quadrilatero delineato dalle stelle γ, η, δ e θ Cnc ed attraversato dall’eclittica; questo ammasso stellare del tipo “aperto” è noto sin dall'antichità per essere uno degli oggetti non stellari più facilmente visibili ad occhio nudo. Galileo fu il primo che, grazie al suo semplice e primitivo telescopio, riuscì a capire che quella vaga nebulosità visibile ad occhio nudo attorno ad ε Cnc era in realtà composta da centinaia di stelle, proprio come le celebri Pleiadi. E’ sufficiente il più modesto dei binocoli per ripetere l’osservazione di Galileo; con un 10x50 si possono contare addirittura cinquanta componenti, che raddoppiano in un 20x80. Fu comunque Charles Messier, nel 1769, ad aggiungerlo nel suo famoso catalogo con il numero 44. Come già detto, fu Plinio il Vecchio ad attribuirgli il termine latino praesepe ovvero “mangiatoia”, come già fecero ancor prima Ipparco ed Arato. Gli antichi astronomi cinesi videro nella sua evanescenza il luogo dove finivano le anime dei morti; al contrario, ma ancor più anticamente, nella cultura caldea M44 era noto come la “porta dell'uomo”, passaggio dal quale uscivano le anime prima di entrare in un corpo che stava per nascere.
Conosciuto nei paesi anglosassoni come "l'alveare", questo largo e stupendo ammasso è uno tra i più vicini al Sole, distando da esso (e da noi, quindi) “solo” 590 anni-luce; tenendo conto di questo dato e dell’estensione apparente sulla volta celeste, pari a 3 volte il disco lunare, ne consegue che il suo reale diametro è di 23 anni-luce anche se la sua influenza gravitazionale si estende per quasi 40 anni-luce. Apparentemente, il numero di stelle presenti nell’area di M44 sfiora le 500 unità, molte delle quali di magnitudine sesta e settima grandezza, perfettamente visibili con un binocolo anche dalle aree urbane; teoricamente, un sotto un cielo prettamente nitido e oscuro si dovrebbero poter discernere 2 o 3 delle componenti più luminose; tuttavia, si tratta di un impresa difficile, dal momento in cui lo sfondo su cui si staglierebbero resterebbe sempre nebuloso e indefinito. Sono comunque circa 200 le reali stelle che risultano fisicamente associate tra loro (con magnitudini comprese tra 6,3 e 17) mentre le restanti vi si proiettano sopra solo per effetto prospettico.
La componente più luminosa di M44 è ε Cnc, una stella bianca di sequenza principale di classe spettrale A5m, lontana 548 anni-luce e dalla magnitudine assoluta pari a 0,16. Ad ogni modo, la gran parte delle componenti di M44 è composta da astri bianchi di sequenza principale ma anche da numerose stelle evolute quali giganti arancioni e un centinaio di variabili, molte delle quali del tipo “δ Sct”, stelle bianche che hanno appena lasciato la fase stabile di sequenza principale per evolversi verso la fase di gigante. M44 è inoltre uno dei pochissimi ammassi aperti a possedere un numero considerevole di nane bianche; le prime di queste furono individuate nel corso degli anni sessanta del secolo scorso e ad oggi ne sono note una dozzina. Accurate analisi spettroscopiche di queste nane bianche hanno evidenziato alcune di esse hanno particolari caratteristiche; WD0836+197, ad esempio, potrebbe essere stata generata dal collasso di una cosiddetta “vagabonda blu”, una stella formatasi dalla fusione di due stelle in precedenza distinte mentre WD0837+185 potrebbe essere un sistema doppio derivato dal collasso di due stelle in orbita fra loro. Come altri oggetti di questo tipo (e non solo…), anche in M44 è presente la cosiddetta “segregazione di massa”, fenomeno per il quale le stelle più luminose e massicce tendono a concentrarsi nelle aree centrali dell'ammasso mentre quelle più piccole e meno luminose si distribuiscono nell'alone circostante.
Foto: Bob Franke
Recenti indagini effettuate sul moto delle stelle più brillanti indicano che le stelle di M44 si spostano ad una velocità compresa tra i 27 e i 35 chilometri al secondo verso Procione, coprendo quindi un percorso pari al diametro della Luna in quasi 50.000 anni! Tra l’altro, il moto proprio è uguale e parallelo a quello delle Iadi nella costellazione del Toro, tanto da far supporre che i due gruppi stellari abbiano una comune origine ma questa tesi è stata tuttavia smentita in temi recenti; stante a 625 milioni di anni l’età delle Iadi, le stelle del Presepe possiedono un'età leggermente inferiore, stimata attorno ai 578±12 milioni di anni; ciò comporterebbe che la formazione del Presepe sia avvenuta circa 45-50 milioni di anni dopo quella delle Iadi.
Pur essendo il telescopio lo strumento non adatto ad apprezzare l'ammasso nella sua interezza, esso è comunque utile qualora si desideri studiare alcune delle numerose stelle multiple presenti nell’ammasso (come Burnham 584 o Struve 1254) oppure oggetti ancora più particolari come TX Cnc, una variabile ad eclisse la cui luminosità oscilla in sole sei ore tra le magnitudini 10,0 e 10,4 e facile da seguire con una camera CCD. Telescopi da lunghezze focali elevate consentono di riprendere le numerose e deboli galassie proiettate sullo sfondo dell’ammasso: NGC2624-5, 2637, 2643-7, IC2388-90 e altre del catalogo “MCG”, le più brillanti delle quali appena di quattordicesima magnitudine! Curiosa è anche la presenza, alla periferia dell’ammasso, di HB0836+195, un quasar di magnitudine 17, sempre puntiforme anche nelle migliori immagini.
Nessun commento:
Posta un commento