Accade spesso in Astronomia che, osservando alcuni oggetti
celesti in lunghezze d’onda diverse rispetto a quelle nelle quali hanno il
picco di emissione, spesso e volentieri saltano fuori delle sorprese del tutto
inaspettate riguardo alle loro caratteristiche fisiche. E così, la gigante
rossa Mira Ceti, che a causa delle sua bassa temperatura emette soprattutto
nella banda infrarossa dello spettro elettromagnetico, osservata
nell’ultravioletto ha rivelato l’inaspettata presenza di una lunghissima coda -
da vero record! - di materiale gassoso che la rende, a tutti gli effetti,
davvero simile alla classica immagine di una cometa.
Potessimo osservare con attenzione la costellazione Cetus (il
Mostro marino, spesso impropriamente
chiamata "Balena") comodamente in ogni notte dell'anno e,
soprattutto, senza il disturbo del Sole che le transita vicino in primavera,
noteremmo la presenza - per un breve periodo non superiore ad un mese! -
l'apparizione e, da li a poco, la seguente scomparsa di una stella dalla
colorazione tipicamente rossastra che, al massimo della luminosità diviene
perfettamente visibile ad occhio nudo, il tutto ripetendosi, ciclicamente, a
distanza di 332 giorni: quella stella, situata poco sotto la testa del mostro
marino, è proprio Mira.
La sua variabilità, che è di carattere intrinseco rispetto a
quello, ad esempio, che governa le variazioni di luce delle variabili ad eclisse
come Algol, Beta Lyrae o Epsilon Aurigae, venne pienamente compresa con i primi
passi dell’astrofisica stellare: quando, cioè, fu finalmente chiaro il destino
futuro di stelle aventi la massa del nostro Sole. A tutti gli effetti, possiamo
dire con estrema certezza che Mira rappresenta una finestra aperta sul futuro
della nostra stella madre. Miliardi di anni fa, infatti, Mira era una stella
molto simile al Sole, sia per massa, raggio, temperatura che per luminosità; ad
un certo punto, quando le riserve di idrogeno nel suo nucleo - utili per la
produzione di energia tramite reazioni termonucleari - finirono, essa si gonfiò
a dismisura diventando una "gigante rossa", un corpo in realtà non
governato da un perfetto equilibrio come accade per il Sole e, generalmente,
per tutte le stelle cosiddette “di sequenza principale”. Questo, l’essenziale
motivo della sua variabilità, apprezzabile, come visto, anche ad occhio nudo, e
che la porta ad essere soggetta quasi ad enorme respiro: un fenomeno durante il
quale la sua stessa luminosità varia di ben 1700 volte tra la minima e la
massima magnitudine!
Tale comportamento è, infatti, caratteristico delle stelle
di massa solare che, lungo il loro percorso evolutivo, attraversano quella fase
chiamata “ramo asintotico delle giganti” (AGB, in inglese), nome preso
dall’area identificata nel famoso diagramma H-R: si tratta di stelle giunte
alla fase finale della loro vita, la cui struttura interna è modificata a tal
punto da avere non un solo ma ben due aree, disposte l'una sopra l'altra a mo
di guscio, entro le quali avviene simultaneamente il bruciamento del
combustibile nucleare: in quello più esterno al nucleo, l’idrogeno viene
convertito in elio mentre nel vero nucleo della stella l’elio viene convertito
in carbonio e ossigeno.
L'efficienza combinata di tali fusioni è tale da produrre
una notevole quantità di energia la cui pressione di radiazione porta tali
stelle a gonfiarsi a dismisura fino a divenire un vero colosso in grado di
riempire uno spazio corrispondente all'orbita di Marte ma, allo stesso tempo,
molto rarefatta, specie nelle sue parti più esterne. Durante questa fase, le
stelle subiscono consistenti fenomeni di perdita di massa, i quali hanno un
ruolo importante nell'arricchimento del mezzo interstellare.
Assieme alla piccolissima compagna, una nana bianca che
orbita attorno ad essa in circa 500 anni, Mira solca gli spazi cosmici alla
supersonica velocità di 130 km/s, quasi il doppio della velocità con la quale
il Sole orbita tranquillamente la Galassia! Tale inusuale velocità deriva,
forse, da effetti fionda - vere e proprie spinte gravitazionali - ricevute da
altre stelle alle quali potrebbe essersi avvicinata in passato. E il fatto di
disperdere costantemente materiale gassoso nello spazio, unito alla sua
velocissima corsa nelle oscurità del cosmo, è alla base della sorprendente
scoperta del Galaxy Evolution Explorer (GALEX), avvenuta ormai qualche anno fa.
Si tratta di un telescopio spaziale che possiede un campo visuale estremamente
ampio tale da consentirgli di scandagliare ampie porzioni di cielo alla ricerca
di fenomeni insoliti e unicamente visibili in questa banda dello spettro
elettromagnetico. GALEX ha scansionato il cielo nell’ultravioletto dal 2003
fino allo scorso anno, quando è stato dimesso: inaspettatamente, nelle immagini
relative all’area occupata dalla costellazione della Balena era presente una
struttura che assomiglia a una cometa con una smisurata coda centrata proprio
su Mira, totalmente invisibile nelle frequenze ottiche dello spettro
elettromagnetico!
Tenendo conto della distanza della stella, valutata attorno
ai 420 anni-luce, e dell’estensione angolare di tale coda, è possibile risalire
alla reale grandezza di questa struttura, che risulta incredibilmente allungata
per ben 13 anni-luce dalla stella madre: nulla di simile è stato visto, finora,
attorno ad altre stelle! Per renderci meglio conto di cosa significhi quel
valore, potremmo dire che la coda di Mira è estesa per una lunghezza
equivalente a tre volte la distanza che separa il Sistema Solare da Alpha
Centauri - il sistema stellare a noi più vicino - o, in termini a noi più
“consoni”, a 20.000 volte la distanza media tra Plutone e il Sole! Osservando
con attenzione l’immagine prodotta da GALEX, è possibile notare non solo come
Mira sia avvolta in una sorta di “chioma cometaria” formata dal materiale da
poco espulso e che ancora ne avvolge la tenue atmosfera (struttura, questa, che
potrebbe essere definita come una nebulosa proto-planetaria) ma anche l’onda
d’urto creata dall’accumulo di gas situati nella direzione del suo moto. Non
solo: nell'immagine sono ben visibili flussi di materia curvilinei che la
stella emette in direzioni diametralmente opposte.
Il materiale gassoso, in fase di allontanamento dalla
stella, si attorciglia a formare strutture simili a piccoli vortici, creando la
turbolenta scia visibile e simile ad una coda cometaria. Dovendo fare di
paragoni con effetti comuni, potremmo dire che tale processo è davvero simile a
quanto avviene quando una fende l’acqua producendo una scia increspata dietro
di se. Stelle di questo tipo formano, solitamente, quegli splendidi ma effimeri
(in termini temporali astronomici!) oggetti chiamati "nebulose
planetarie"; molto probabilmente, l'enorme velocità del moto di Mira non
permetterà al materiale gassoso espulso dalla stella di restare in un certo
senso “fermo” o ancorato ad essa come usualmente accade nelle comuni nebulose
planetarie; al contrario, esso verrà spazzato via, come da tempo accade.
La prima immagine qui sotto è quella ripresa dal GALEX a
fine 2006 nel lontano ultravioletto; in essa è ben visibile l’onda d’urto prodotta
dall’avanzare di Mira, dalla quale dipartono sbuffi di materia biancastra
prodotti dall'intenso vento stellare prodotto dalle regioni polari della
stella. La seconda immagine mostra la posizione Mira nella costellazione del
Mostro marino. La terza immagine è invece una sovrapposizione di quella
ottenuta da GALEX nell’ultravioletto (in alto) con un’immagine tratta dalla
Digitized Sky Survey nella luce visibile; la porzione di cielo è la stessa.
Questo da la misura della sorpresa che colse i ricercatori quando osservarono
per la prima volta l'enorme coda fluorescente della stella!
In ogni caso, è quasi spaventoso pensare - tarando il tutto
sulla scala temporale umana – che l’enorme quantità di materia formante la sua
coda è stata rilasciata dalla stella nel corso degli ultimi 30.000 anni: in
altre parole, Mira iniziò a rilasciare il materiale gassoso nello spazio - al
ritmo corrispondente alla perdita di una massa terrestre ogni dieci anni -
quando sulla Terra si verificò la scomparsa dell’uomo di Neanderthal! L’enorme
mole di materiale rilasciato nello spazio è tale che si stima essere
sufficiente a formare qualcosa come 3000 pianeti delle dimensioni della Terra e
ben 9 delle dimensioni di Giove! Quasi come la scia prodotta da una bacchetta
magica, la coda fluorescente rilasciata da Mira, costituita essenzialmente da
idrogeno, elio, ossigeno, carbonio ed altri elementi (seppur in percentuali
minori), andrà in un lontano futuro a creerà nuove stelle, pianeti e, forse,
anche la vita.
As it often
happens in Astronomy, observing some celestial objects in properly different wavelengths
from the ones in which they have the emission peak, completely unexpected
surprises about their characteristics jump out. Such as this, the red giant
Mira Ceti which, because of its low temperature emits mainly in the infrared
band of the electromagnetic spectrum, observed in the ultraviolet has revealed
the unexpected presence of a very long tail (a real record!) of gaseous
material that makes it, in effect, very similar to the classic image of a comet
tail!
Mira Ceti
is known to be the prototype of a class of pulsating variables from which it
takes its name. The anomalous behavior of the bright star was noticed for the
first time by the Dutch astronomer David Fabricius in between the sixteenth and
seventeenth century, though perhaps already the greek astronomer Hipparchus in
the second century BC noticed something about it; in any case, because of its
bizarre behavior and swinging, the star was called by Fabricius himself "Mira",
in Latin "the wonderful one". And it is not difficult to understand
why. Mira was, in fact, the first variable star to be discovered, followed a
few years later from Algol (Beta Persei, prototype eclipsing variables with
orbit seen almost cutting) although the last one was noted in antiquity, so
well before its discovery in 1670 by Italian astronomer Geminiano Montanari.
If we could
observe carefully the constellation Cetus - the sea monster, often improperly
called “the whale" - comfortably in every night of the year and, above all,
without the disturbance that passes near the Sun in the spring, we would notice
the presence - for a short period of up to a month! – then the appearance and,
a little later, the following “death” of a star of such a typical reddish
coloration that, at maximum brightness becomes clearly visible to the naked eye.
It repeats such a cycle every 332 days: that star, located just below the head
of the sea monster, is Mira.
Its
variability, which is an intrinsic behavior compared to those ones which
control the light variations of eclipsing variable stars as Algol, Beta Lyrae or
Epsilon Aurigae, was fully understood with the first steps of stellar astrophysics:
precisely, when it was finally clear the future fate of stars of the same mass
of our Sun. In effect, we can say with great certainty, that Mira is an open
window on our own star’s future: billions of years ago, in fact, Mira was a
star very similar to the Sun, both for mass, radius, temperature and intrinsic brightness.
At a certain point, when the reserves of hydrogen in its core - useful for the
production of energy by thermonuclear reactions - ended, it swelled
dramatically becoming a bigger and cooler star called a "red giant":
a body that’s lost its perfect equilibrium, as is the case for the Sun and,
generally, for all the stars of the so-called “H-R diagram main sequence”.
This, the essential reason of its variability, appreciable, as seen even with
the naked eye, and that leads it to be subject to almost a huge breath: a
phenomenon during which its intrinsic brightness varies a 1,700 times between
the minimum and maximum magnitude!
Such
behavior is, in fact, a characteristic of stars of solar mass along their
evolutionary path through that phase called "asymptotic giant branch"
(AGB), a name taken from the area identified in the famous HR diagram: these
are stars at the final stages of their life, whose internal structure is
modified having now not only one but two different inner areas, arranged one
above the other by way of the shell, within both the burning of the nuclear
fuel occurs simultaneously: in the most external shell, the hydrogen is
converted into helium while in the real core of the star, which has become
degenerated, helium is converted into carbon and oxygen.
The
combined efficiency of such fusions is likely to produce a significant amount
of energy whose radiation pressure brings these stars to swell dramatically to
become a true colossus able to fill a space corresponding to the orbit of Mars
but, at the same time, very thin, especially in its outer parts. During this phase,
the stars undergo significant phenomena of mass loss, which play an important
role in the enrichment of the interstellar medium.
Together
with the small companion, a white dwarf that orbits around it in about 500
years, Mira sails across cosmic spaces to supersonic speed of 130 km / s,
almost double the rate at which the Sun orbits the Galaxy quietly! This unusual
speed comes, perhaps, from effects sling - real gravitational forces - received
from other stars which may have been approached in the past.
And the
fact of dispersing constantly gaseous material in space, combined with its fast
race in the darkness of the cosmos, is the basis of the surprising discovery of
the Galaxy Evolution Explorer (GALEX) telescope, which took place a few years
ago. It is a space telescope that has an extremely wide field of view which has
enabled him to fathom large portions of the sky in search of unusual phenomena
and only visible in this band of the electromagnetic spectrum. GALEX has
scanned the sky in the ultraviolet from 2003 until last year, when he was
discharged: unexpectedly, in the images of the area occupied by the
constellation Cetus was a structure that resembles a comet with a huge tail
centered precisely on Mira totally invisible in the optical frequencies of the
electromagnetic spectrum!
Taking into
account the distance of the star, estimated to be approximately 420
light-years, and the angular extension of the tail, it has been possible to determine
the real size of this structure, which is incredibly stretched for 13 light-years
from the star mother! Nothing similar has been seen, so far, around other
stars! To make us more aware of what that value actually is, we could say that
Mira's tail is extended for a length equivalent to three times the distance
that separates the solar system from Alpha Centauri - the star system closest
to us - or, in terms to us more “responsive” to 20,000 times the average
distance between Pluto and the Sun! Look carefully at the image produced by
GALEX, you may notice not only as Mira is wrapped in a kind of “cometary coma”
formed by the material which was recently expelled and that still surrounds the
tenuous atmosphere (structure, this, that could be defined as a proto-planetary
nebula) but also the shock wave created by the accumulation of gas located in
the direction of its motion. Not only: in the image, curvilinear material flows
that the star emits in diametrically opposite directions are clearly visible.
At this
point, the question arises: what is due the high temperature of that gas if
Mira has a surface temperature so low, estimated at only 2200 K, certainly not
enough to "ionize" the gas as normally occurs in the nebulae around
the hot blue stars? The answer lies in the mechanism known as
"fluorescence": the gas present in the wave shock is compressed against
the interstellar dust which increases considerably the temperature, making it
extremely high: the ultraviolet rays are then absorbed by the surrounding gas
and re-emitted to a longer wavelength (and therefore lower energy) by being, in
fact, "fluorescent" in the ultraviolet. A phenomenon very similar to
what happens in ordinary fluorescent lamps. So, it is not the cold the star
responsible for the luminescence of its tail but the same gas, compacted and
overheated.
Leaving the star, the gaseous material is twisted to
form structures similar to small vortices, creating the turbulent wake visible that’s
like a comet tail. Having to make comparisons with common effects, we could say
that this process is very similar to what happens when one cuts through the
water, producing a trail rippled behind him. Stars of this type form, usually,
those beautiful but ephemeral (in terms of astronomical time!) objects called
"planetary nebulae"; most likely, the enormous velocity of motion of
Mira will not allow the gaseous material expelled by the star to stay in a
sense "still" or anchored to it as usually happens in the common
planetary nebulae; on the contrary, it will be swept away, as by a long time happens.
The first
image below was taken by GALEX, late in 2006, in the far ultraviolet; it is
clearly visible in the shock wave produced by the advance of Mira, from which
branch off puffs of whitish material products produced by the intense stellar
wind that leave by the star’s polar regions. The second image shows the
location of Mira in the constellation of the sea monster. The third image is an
overlay instead of that obtained from GALEX ultraviolet (top) with an image
from the Digitized Sky Survey in visible light; the portion of the sky is the same.
This gives a measure of surprise that caught the researchers when they observed
for the first time the huge tail fluorescent of the star!
In any
case, it's almost scary to think - calibrating all on a human timescale - that
the huge amount of material forming its tail was released from the star over
the last 30,000 years: in other words, Mira began to release the material gas
into space - at the rate corresponding to the loss of a land mass every ten
years - when on Earth occurred the disappearance of the Neanderthals! The
enormous amount of material released into space is estimated to be sufficient
to form something like 3000 planets the size of Earth and well 9 the size of
Jupiter! Almost like the wake produced by a magic wand, the tail fluorescent
released by Mira consists mainly of hydrogen, helium, oxygen, carbon and other
elements (albeit in smaller percentages), will go far in the future to create
new stars, planets and, perhaps, even life.