lunedì 24 novembre 2014

"UNA STELLA ALLA VOLTA: ANKAA" / "ONE STAR AT A TIME: ANKAA"


L’orizzonte è, per definizione, quella linea che limita la visuale e lungo la quale sembra la Terra sembra toccare la volta celeste. In realtà, "orizzonte" è una parola dal significato ben più vasto e profondo; in tal senso, ho personalmente e sempre inteso l’orizzonte come un vero e proprio muro che limita la visione del proprio universo, quasi come un limite alla propria curiosità e al desiderio di vedere “oltre”. In Astronomia, ad esempio, vi è “l’orizzonte degli eventi”, ma anche “l’orizzonte cosmologico”, così come il “tempo di Planck” che, pur chiamato in modo differente, è a tutti gli effetti un orizzonte oltre il quale, al momento, non riusciamo a vedere nulla: concetti, questi, certamente di non facile approccio visto che riguardano il macro e il micro cosmo. Infine, vi è l’orizzonte astronomico: sicuramente quello col quale possiamo confrontarci, per esperienza diretta, utilizzando i nostri occhi.

Osservando con attenzione il movimento degli astri nel corso delle stagioni non è difficile notare che alcune stelle – così come le costellazioni loro annesse - nel momento del transito al meridiano si rendono visibili per pochissimo tempo, salendo appena al di sopra dell’orizzonte meridionale: fatto, questo, esclusivamente indotto dalla latitudine del luogo di osservazione. Eppure, quelle stelle così poco appariscenti hanno sempre suscitato grande interesse nel sottoscritto, quasi venissero a dire “vieni a cercarci ma sappi che, seppur così basse, anche noi abbiamo molto da dire…siamo parte di costellazioni che si rendono solo in parte visibili dal luogo dal quale contempli la volta celeste…soprattutto, siamo parte dell'emisfero celeste australe”. La fantasia, certamente, non ha limiti. :)

Ebbene, proprio in questi serate di Novembre, potessimo osservare l’orizzonte meridionale verso la mezzanotte al di sotto di un cielo molto terso, noteremmo una stella bassissima su di esso, dal colore oro e assai tremolante a causa delle vibrazioni indotte dagli strati della nostra atmosfera in moto lungo la direzione del suo raggio di luce. Riuscire ad individuarla è senz’altro indice dell’assoluta ottima qualità del cielo; da Trieste, i luogo da cui osservo il cielo, questa stella transita a soli due gradi e mezzo al di sopra dell’orizzonte, compiendo un piccolo arco durante il quale si rende visibile per meno di due ore!



Si tratta di Ankaa (α Phoenicis), la stella più luminosa della costellazione australe della Fenice. Questa non è  certamente una costellazione antica come molte tra quelle più note; la Fenice venne infatti introdotta dai navigatori danesi Pieter Dirkszoon Keyser e Frederick de Houtman e ripresa, successivamente, da Johann Bayer che la inserì nella sua opera “Uranometria”, edita del 1603. Il suo curioso nome proprio deriva dall’arabo النائر الزورق , traslitterato in al-' anqā’, “la fenice", anche se durante il medioevo essa veniva anche chiamata “Nair al-Zaurak”, nome anch’esso di chiara derivazione araba, significante “la luminosa (stella) della barca… figura evidentemente derivata da altre interpretazioni delle stelle situate in quell’area, forse in relazione all’attigua costellazione di Eridano, il fiume celeste.

Splendendo di magnitudine apparente 2,37, Ankaa si pone al 79° posto tra le stelle più luminose visibili nel cielo; potessimo osservarla alta allo zenith, stando nell’emisfero australe, ci accorgeremmo però che la sua la sua presenza nel cielo sarebbe quasi “eclissata” dalla presenza di due astri di prima grandezza vicini ad essa: Achernar (α Eridani) e Fomalhaut (α Piscis Australis).

Tuttavia, la sua luminosità apparente è combinata in quanto essa è in realtà composta da due componenti che orbitano l’una attorno all'altra in poco più di 10 anni; della compagna, tuttavia, si sa ben poco. La temperatura della componente principale, equivalente a 4800 K, è più bassa di quella solare, ragione per la quale la stella appare dalla caratteristica colorazione dorata; il sistema spettrale, K0.5 IIIb corrisponde allo spettro di una stella gigante dalla massa 2,5 volte quella solare, quindi di bassa luminosità assoluta. Precise misure di parallasse indicano che il sistema di Ankaa è lontano 85 anni-luce; in relazione a questo dato, il diametro angolare della componente primaria, ottenuto tramite tecniche interferometriche, stabilisce un valore di 5,25 ± 0,06 millesimi di secondo d’arco: il che equivale ad un raggio circa 15 volte quello del Sole, valore che rientra nella media come per molte altre stelle visibili nel cielo notturno.


Rispetto al Sole, la componente principale di Ankaa si trova in uno stadio evolutivo avanzato in quanto nel suo nucleo è già in corso la fusione di elio in carbonio ed ossigeno; molto probabilmente, nel giro di qualche milione di anni, la stella inizierà a rilasciare nello spazio i suoi strati gassosi esterni che formeranno quindi una nebulosa planetaria, lasciando infine visibile solo il nucleo che, nel frattempo si sarà trasformato in una piccola ma densa nana bianca.

Certamente, non è facile scorgere o individuare questa stella ed altre così basse come essa; ma è tuttavia interessante sapere che quel raggio di luce, seppur debole, che sembra quasi sfidare l'atmosfera tanto da venirne pesantemente indebolito in potenza, ha molto da raccontare sul sistema dal quale proviene, parte di quel cielo australe purtroppo a noi precluso.




The horizon is, by definition, that line that limits the view and along which it seems that the Earth and the sky are touching each one another. In fact, "horizon" is a word meaning far broader and deeper; in this sense, I personally always realized it as a real wall that limits the vision of one’s own universe: in other words, the limit to one’s own curiosity. In Astronomy, for instance, there is the so-called “events horizon”, even the “cosmological horizon” and the “Planck time” as well…the last one, although named differently, is actually a real horizon beyond which, at present time, we cannot "see" nothing: all concepts, of course, not easy to approach as they relate to both the macro and micro-cosmos. Finally, there is the astronomical horizon: surely the one with which we can deal with, from experience, using our own eyes.

By carefully observing the movement of the stars in the course of the seasons it is not difficult to see that some stars - and the relative constellations them “attached” - at the time of the meridian transit, they appear for a very short time, briefly, rising to just above the southern horizon: in fact, this is exclusively induced by the latitude of the observing place. Yet, those stars so little visible have always aroused a really great interest in myself, almost they were saying "come to search for us but be conscious that, even so low, we too have a lot to say; we are part of constellations that are only partially visible from the place by which you contemplate the heavens and, primary, we are part of the celestial southern hemisphere that you so much love. ". Fantasy is limitless indeed :)

Well, in these November nights, if we could observe the southern horizon at midnight under a crystal clear sky, we would notice a star low on the horizon, with a gold color and very shaky because of the vibrations induced by the layers of our atmosphere moving along the direction of its beam of light. Being able to locate it, it is certainly index of the absolute good quality of the sky; from Trieste, my own town, this star passes only two and a half degrees above the southern horizon, making a small arc during which becomes visible for less than two hours!


This star is Ankaa (α Phoenicis), the brightest one in the southern constellation Phoenix. It is certainly not an ancient constellation since it was in fact introduced by Danish explorers Dirkszoon Pieter Keyser and Frederick de Houtman; later, it was resumed by Johann Bayer who inserted it in his work "Uranometria", published in 1603. Its curious name derives from the Arabic النائر الزورق, transliterated in “al- 'anqā'”, "the phoenix", although during the Middle Ages it was also called by the Arabs as well as “Nair al-Zaurak”, a name also clearly meaning "the bright (star) of the boat”...a figure evidently derived from other interpretations of the stars located in that area, possibly related the adjoining constellation Eridanus, the celestial river.

Shining of apparent magnitude 2.37, Ankaa is the 79th among the brightest stars visible in the night sky; if we could observe it high at the zenith being somewhere in the southern hemisphere, we would realize, however, that its presence in the sky would be almost "eclipsed" by two first magnitude stars very close to it: Achernar (α Eridani) and Fomalhaut (α Piscis Australis).

However, its apparent brightness is actually combined since it is composed of two different components that orbit around each other in a little over 10 years; the companion, however, is little known. Regarding the primary, its surface temperature, equivalent to 4800 K, is lower than the solar one, the reason why the star appears by its characteristic golden color; the spectral type K0.5 IIIb corresponds to a giant star but only 2.5 times the Sun mass of low absolute brightness. Precise parallax measurements indicate that the system of Ankaa is 85 years-light far off; relating to such data, the angular diameter of the primary component, obtained by interferometric techniques, establishes a value of 5.25 ± 0.06 milliseconds of arc which is equivalent to a radius about 15 times that of the Sun, value which falls into the media as for many other stars visible in the night sky.

Compared to the Sun, Ankaa is at an advanced stage of development since in its core helium is already burning; most likely, in a few million years, the star will start to leave in its surrounding space its outer gaseous layers that will then form a planetary nebula, leaving visible only the core that, finally in the meantime, it will be transformed into a small but dense white dwarf.


Certainly, it is not easy to see or locate this star and others such low on the horizon like it; but it is nevertheless a great achievement to know that its weak beam of light, which seems to defy the atmosphere much to come heavily weakened in power, has much to say on the system from which it comes, part of that southern sky to us unfortunately precluded.

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