Qual è la stella che saluta l’arrivo del nuovo anno? È possibile fornire una risposta a una domanda così curiosa? Ovviamente sì! Chi ne avesse voglia, ad esempio, potrebbe divertirsi nel cercare una stella (abbastanza luminosa) che sorga o tramonti poco prima della mezzanotte del 31 dicembre. Sarebbe un criterio certamente valido (anche se inficiato dal fatto di non poter osservare fisicamente la stella all’orizzonte); la stella che qui proponiamo, invece, è stata scelta per essere quella che più di qualsiasi altra transita al meridiano (quasi) esattamente allo scoccare del capodanno. È il caso di β Monocerotis, la stella più luminosa della costellazione dell’Unicorno (Monoceros), che possiede il poco conosciuto nome proprio di Cerastes, in riferimento al corno del mitologico animale. Non si tratta di una delle tante famose stelle che trapuntano il favoloso cielo invernale, ma – come spesso accade in astronomia – stelle apparentemente insignificanti si rivelano essere vere e proprie meraviglie all’osservazione telescopica, e non solo.
In effetti, la corrispondenza del transito con l’arrivo del nuovo anno non è proprio perfetta: la stella infatti passa in meridiano alle 23:54, quindi con 6 minuti di anticipo rispetto alla mezzanotte. Ciò nonostante è sicuramente tra quelle che sotto la quarta magnitudine – e non troppo vicine al Polo (sarebbero troppo “lente” e poco significative) – si approssima meglio alla condizione che abbiamo posto. β Mon è la stella
indicata dal circoletto giallo,
facilmente identificabile in qualsiasi
notte serena, a patto di avere un cielo
privo di inquinamento luminoso.
Se la notte di capodanno vi ritroverete
poco prima della mezzanotte sul
balcone di casa con una bottiglia in
mano…beh, in quel momento
Cerastes starà quasi esattamente
passando al meridiano sud (immagine: Coelum Astronomia):
Detto questo, proviamo quindi a osservare la nostra stella con un piccolo telescopio: con meraviglia, noteremo che non è affatto l’anonima stellina che potrebbe sembrare, ma un incantevole terzetto di stelle bianco-azzurrine dalla luminosità molto simile; la caratteristica di β Monocerotis, infatti, non è solo quella di essere uno dei pochi sistemi tripli abbordabili con strumenti modesti ma anche il fatto che tutte e tre le componenti splendono all’incirca della stessa luminosità: fatto alquanto inusuale poiché, nella maggior parte dei casi, le differenze di magnitudine tra le componenti di sistemi multipli sono alquanto evidenti. Fu W. Herschel il primo a scoprire la tripla natura di questa stella. L’evento risale al 1781 e l’astronomo di origini tedesche ne fu talmente entusiasta da descriverla come «una delle vedute più incantevoli offerte dalla volta celeste»; e non si sbagliava! Le tre stelle sono chiamate (in ordine di Ascensione Retta) rispettivamente A, B e C. Casualmente, questo ordine corrisponde anche a quello di luminosità: A è la componente più luminosa (mag. +4,6), cui segue la B di mag. +5,4, e infine la C di mag. +5,6. Prese singolarmente sono in realtà più deboli di α Monocerotis (mag. +3,94); facile quindi comprendere come la luminosità di β Mon (mag. +3,74) – quella visibile ad occhio nudo – dovuta alla somma delle tre componenti, raggiunga quella di α Mon e addirittura la superi, seppur di poco. La separazione tra la coppia primaria AB è di 7,4" d’arco, valore che permette alle due stelle di essere risolte già a una cinquantina di ingrandimenti. Forzando di poco, non sarà difficile accorgersi della presenza della terza componente, β Mon C, a meno di 3" d’arco dalla B.
Potessimo idealmente osservare il sistema da vicino, vedremmo molto probabilmente le componenti B e C orbitare l’una attorno all’altra e la A eseguire un’ampia orbita attorno ad esse. Ma qual è la reale distanza che intercorre tra le componenti? Tenendo conto della distanza del sistema, valutata in circa 700 anni luce, la reale separazione tra B e C è di circa 590 UA, mentre A è distante da queste due circa 1600 UA, ovvero 53 volte il raggio dell’orbita di Nettuno! Come già evidenziato dalla luminosità e dal colore, le tre stelle di questo sistema sono molto simili tra loro. Si tratta di stelle di sequenza principale appartenenti alla classe spettrale B3, con temperature superficiali intorno ai 18 500 K, le cui masse sono, rispettivamente: 7, 6,2 e 6 volte quella del Sole.
Ne consegue che A è circa 3200 volte più luminosa della nostra stella, valore che decresce a 1600 e 1300 volte per le componenti B e C; quest’ultima è essa stessa un sistema doppio (anche se le osservazioni effettuate con la tecnica dell’interferometria a macchie del 1988 non hanno ricevuto conferme in indagini successive). Misure spettroscopiche accurate hanno stabilito che le loro rispettive velocità di rotazione all’equatore sono di 346, 123 e 331 km/s, enormemente maggiori rispetto a quella del Sole che è di soli 2 km/s! La marcata velocità, oltre a comportare un notevole schiacciamento ai poli dell’astro, porta alla perdita a livello equatoriale di grandi quantità di materiale gassoso che va a disporsi in un disco attorno alla stella: è questa area a produrre le comparsa di righe di emissione dell’idrogeno e di altri elementi, caratteristiche di queste stelle.
Qui di seguito, una bella immagine di questo sistema triplo dell'Unicorno ripresa dal Fresno State's Campus Observatory:
Tre astri di accecante luminosità e schiacciati come palloni da rugby, solcati da gruppi di macchie o protuberanze che si muovono velocissime sulla loro superficie, circondati da estesi e luminosi anelli gassosi continuamente riforniti: questa sarebbe la visione dell'intero sistema di β Mon che potremmo avere da un pianeta ivi orbitante: uno spettacolo degno del miglior film di fantascienza e certamente un bel regalo per il capodanno astronomico.