Una delle aree celesti più interessanti per l’osservazione di oggetti del profondo cielo al telescopio è quella a ridosso del confine tra le costellazioni di Cefeo e Cassiopea, circumpolare alle nostre latitudini e alla sua massima altezza sull'orizzonte settentrionale nelle serate tardo autunnali; in questa zona, la Via Lattea si presenta più stretta anche se decisamente luminosa. Un gran numero di grandi complessi di nubi molecolari giganti e giovani gruppi di stelle massicce arricchisce quest'area, immersa in piena Via Lattea; tra queste, la note nebulose "grotta" (Sh2-155), "bolla" (NGC7635) e "chela d'aragosta" (Sh2-157).
Quest'ultima, alla quale dedicherò un post specifico prossimamente in questo stesso blog, è la più vasta nebulosa ad emissione della zona, tagliata esattamente a metà tra le costellazioni di Cefeo e Cassiopea; la parte settentrionale di tale nube possiede una caratteristica forma ad anello dovuta dall'azione del vento stellare di diverse stelle di tipo O e B presenti al suo interno. Qui di seguito, una bellissima ripresa a colori dell'area nebulare di Sh2-157, con i tre ammassi aperti - quasi allineati tra loro - che ora andremo a conoscere, ripresa da Maurizio Cabibbo:
E proprio nelle parti periferiche della enorme "chela" si trova un interessante terzetto di ammassi stellari del tipo "aperto", il più bello e luminoso dei quali, NGC7510, che per la curiosa disposizione delle stelle che lo compongono, è noto come “ammasso tridente”.
Tale caratteristica è perfettamente visibile con telescopi da 150 mm diametro: ad almeno 100 ingrandimenti, infatti, si può vedere benissimo, nella parte più orientale dell'ammasso, una stella di magnitudine 9,7 - una gigante di tipo B1.5III (22.400 K) che è anche la più luminosa del gruppo - dalla quale partono tre file di stelle di decima grandezza. Sono in tutto una sessantina le componenti di NGC7510, sparse su 4', che danno al gruppo una luminosità apparente pari a 7,9 magnitudini. Il "tridente" è un ammasso costituito da stelle giovani (età stimata in soli 10 milioni di anni) e luminose stelle le più massicce delle quali sono di tipo B e A.
I processi di formazione stellare in quest'area galattica sembra che abbiano hanno dapprima interessato le componenti dell'associazione di stelle OB nota come Cas OB2 per estendersi, successivamente, a dare origine a questo e agli altri due vicini ammassi stellari che adesso andiamo a conoscere.
Qui di seguito, immagine DSS con i tre ammassi aperti in sequenza:
Il primo, situato a 30' da NGC7510, è King19, di magnitudine 9,2 e largo 7' d’arco, situato al centro della nebulosa Sh2-157. A 100 ingrandimenti si può vedere un triangolo di stelle di simile luminosità con al centro una macchiolina; aumentando l’ingrandimento ad almeno 200x, quest’ultima viene risolta in un quadrato di stelline di tredicesima magnitudine. La componente più luminosa del gruppo, che distante 6.400 anni luce, è HD219460, una doppia composta da due caldissime e luminosissime stelle, l'una di tipo B1, l'altra una Wolf-Rayet.
Dalla parte esattamente opposta, a 40' da NGC7510, è invece presente Bas3 (noto anche come Markarian50), situato esattamente nel bel mezzo della "chele d'aragosta", con una magnitudine di 8,5 ed esteso per 5' d’arco, è un ammasso più compatto rispetto al precendente; aceh questo, risulta osservabile con piccoli telescopi. Lontano 6.800 anni luce, nonostante le maggiori dimensioni lineari, quest’oggetto è meno appariscente a causa della maggior debolezza e minor condensazione delle sue componenti tanto che un telescopio da 200 mm di diametro si contano appena una decina di componenti le più centrali delle quali disposte a formare un piccolo arco.
La grande distanza dell'ammasso "tridente", maggiore di quella dei due ammassi ad esso vicini, è stimata in quasi 11.400 anni luce. Questo è, come detto, visibile visibile esclusivamente al telescopio; tuttavia, fosse idealmente situato alla distanza delle Pleiadi, pari a 444 anni luce, esso apparirebbe almeno 4 volte più grande del noto ammasso stellare del Toro. Non solo: la presenza di polveri intergalattiche presenti lungo la visuale "assorbe" la luminosità di questi oggetti di un fattore pari ad almeno 2,5-3 magnitudini; a causa dell'assorbimento interstellare dovuto alle polveri interposte lungo il raggio visuale.
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