Situata nella costellazione australe della Carena e lontana 7.500 anni luce dal Sistema Solare, η (Eta) Carinae è una delle stelle più massicce e luminose della nostra galassia.
La sua luminosità apparente (6a grandezza) è così bassa da renderla a mala pena visibile ad occhio nudo; in passato, però, tale stella manifestò diversi e notevoli aumenti di luminosità l'ultimo dei quali, nel 1843 (evento noto come “grande eruzione”), portò η Carinae per alcuni mesi non solo a superare la seconda stella del cielo notturno per luminosità, Canopus (mag. apparente 0,72) ma a rivaleggiare addirittura con Sirius (mag. apparente 1,42), la più luminosa stella del cielo notturno!
Il bizzarro comportamento luminoso di η Carinae a portato quindi gli astronomi a seguirla costantemente con telescopi sempre più sofisticati e su un ampio spettro di lunghezze d'onda.
I dati ad oggi acquisiti delineano η Carinae essere la componente più massiccia di un sistema di due stelle, nata con una massa almeno 150 volte quella del Sole e dotata di un potere radiante pari a 5 milioni di volte quella della nostra stella: di stelle "estreme" come η Carinae se ne contano davvero poche nella Galassia, più di una decina!
Si ritiene che tali stelle raggiungano il cosiddetto limite di Eddington, quel valore massimo raggiungibile dalla pressione di radiazione senza che questa vada a dissolvere nello spazio esterno alla stella i suoi strati gassosi più esterni; stelle con più di 120 masse solari sarebbero teoricamente in grado di superare questo limite ma la loro enorme massa produce una gravità così forte da mantenerne integra la struttura nonostante l'elevatissima pressione di radiazione.
Una possibile spiegazione per la variabilità luminosa di questo "mostro" cosmico è che tali variazioni siano state indotte da complesse interazioni tra questa e due altre stelle ad essa gravitazionalmente legate in un unico sistema: in tale scenario, η Carinae avrebbe letteralmente inghiottito una delle due compagne, innescando la grande eruzione registrata nel 1843 e la prova di quell'evento risiederebbe negli enormi lobi bipolari - ortogonali all'asse di rotazione - che circondano la stella, formati da polveri e gas caldo entrati in interazione con altro materiale espulso dalla stella in precedenti episodi.
Negli ultimi 25 anni, questa super-stella è stata spesso seguita dal telescopio spaziale Hubble; di recente, usando la Wide Field Camera 3 al fine di mappare la struttura nebulosa che circonda η Carinae in luce ultravioletta, in particolare quella prodotta dal magnesio presente nel gas caldo in espansione (in blu nell'immagine), è stata prodotta la stupenda immagine qui di seguito presentata (i bellissimi colori derivano dall'assegnazione del blu (F280N), verde (F336W) e rosso (F658N) ad ognuna delle immagini monocromatiche, ovvero in scala di grigi, ottenute con filtri individuali):
La sorprendente immagine di Eta Carinae ottenuta dall'HST con, indicate, le reali dimensioni della nebulosa prodotta dalla grande eruzione del 1843 e da altre precedenti (Image credits: NASA/ESA) |
Prima di tale acquisizione, si riteneva che il magnesio ivi presente sarebbe lo si sarebbe dovuto reperire frammisto ai più esterni filamenti di azoto incandescente (in rosso nell'immagine): grande sorpresa, quindi nel rilevare come questo sia invece presente nello spazio interposto tra i due lobi i densi filamenti di azoto, in un'area in cui ci si aspettava vi fosse il vuoto.
Evidentemente, la grande quantità di magnesio, che sui espande ad alta velocità, è stata espulsa dalla stella appena prima dei due lobi bipolari (parliamo sempre della grande eruzione dell’800) ma non è ancora entrata in collisione con il restante materiale che la circonda.
Un'altra curiosa caratteristica visibile nella ripresa sono le “strisce blu” rettilinee che partono dalla stella centrale; laddove la luce ultravioletta prodotta dalla stella oltrepassa alcune dense aree di polvere (o passa attraverso buchi ivi presenti), viene prodotta un'ombra lunga e sottile, fenomeno simile a ciò che accade quando i raggi del Sole attraversano bordi o buchi nelle nuvole della nostra atmosfera.
Lo spettacolo finale di η Carinae giungerà nel momento in cui la stella esploderà come supernova, evento che teoricamente potrebbe essere già avvenuto; il nucleo denso di questo mostro muterà, invece, in un buco nero.
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