Lo scorso 3 Dicembre 2020, il team della missione GAIA (ESA) ha pubblicato la terza edizione del catalogo stellare - chiamato GAIA Early Data Release 3 o GEDR3 - estratto dai dati ottenuti dal satellite che, posizionato nel secondo punto Lagrangiano (1,5 milioni di chilometri dalla Terra nella direzione opposta dal Sole) del sistema Sole-Terra: 1.811.709.771 stelle, con luminosità apparente compresa tra le magnitudini 6 e 20 (!) sono state accuratamente osservate per dedurne le proprietà astrometriche: inerenti, cioè, al loro moto proprio (con una precisione variabile tra 20 e 200 millesimi di secondo d'arco) e posizione sulla volta celeste.
Delle stesse stelle, GAIA (acronimo di Global Astrometric Interferometer for Astrophysics) ha anche effettuato misure fotometriche ovvero sul loro flusso di radiazione a diverse lunghezze d'onda nonché parallassi (valore che consente di determinare la reale distanza delle stelle dal Sistema Solare) per 1.467.744.818 di queste! Non c'è che dire: un lavoro davvero imponente, che contiene anche informazioni su 1,6 milioni di oggetti “esotici” quali quasar e buchi neri risiedenti in remote galassie. GAIA è operante già da 10 anni e dovrebbe ultimare la sua missione nel 2025 (salvo eventuali proroghe).
Nell'immagine qui di seguito riportata, che ritrae tutta la volta celeste (inclusa la Via Lattea, visibile al centro) proiettata su un piano bidimensionale, le tracce visibili si riferiscono al moto proprio di circa 40 mila stelle da oggi e per i prossimi 400 mila anni:
Tra i risultati più degni di nota, al momento ottenuti figurano, ad esempio, le informazioni sul colore delle singole stelle presenti nelle due galassie satelliti della Via Lattea, le cosiddette Nubi di Magellano, scoprendo come nel cosiddetto “Magellanic stream” - ponte composto da stelle e gas che collega le due galassie alla nostra - siano presenti stelle sia giovani che vecchie. Oltre questo, dati sul moto delle stelle hanno evidenziato che mentre la Grande Nube ruota su se stessa in modo ordinato, molte delle stelle facenti parte della Piccola nube sembrano invece dirigersi proprio verso il ponte di cui sopra. Dati che saranno certamente utili al fine di comprendere come due galassie satelliti interagiscono con la Via Lattea, oltre che tra loro.
Altro risultato è la scoperta del sistema chiamato Gaia-Encelado: in altre parole, il resto di una piccola galassia che, in un periodo compreso tra 8 e 11 miliardi di anni or sono, è andata a scontrarsi con la Via Lattea, fondendosi con essa. Colori e movimenti propri di stelle opposte al centro galattico, hanno portato a distinguerne i “detriti” rimasti (stelle e gas) fino a 65 mila anni luce dal centro della Galassia.
Nell'immagine qui di seguito, le due NUbi di Magellano (la "Grande" a sx, la "Piccola" a sx) riprese da GAIA dove i colori evidenziano la differenza d'età delle stelle componenti (le aree rosse formate da stelle vecchie, quelle verdastre da quelle di età intermedia e quelle blu dalle più giovani), come sopra accennato:
Parimenti impressionante (e qui possiamo parlare davvero di “astrometria estrema”!) è la determinazione precisa dell'accelerazione del nostro Sistema Solare: mentre il Sole ha una velocità orbitale attorno al centro galattico più o meno costante (circa 230 chilometri al secondo), questa "decade" continuamente in direzione del centro galattico, causando uno spostamento (irrisorio ma esistente) delle di quasar molto distanti. Ebbene, l'accelerazione centripeta misurata (7 millimetri al secondo ogni anno), è in buon accordo con i modelli attuali della distribuzione di massa nella Via Lattea.
Al fine di far mostrare al pubblico la rilevanza di alcuni dei dati ad oggi raccolti, il team di GAIA ha prodotto un filmato 3D (qui di seguito riportato) inerente ben 331.312 stelle presenti nel vicinato solare, che definirlo "straordinario" equivale ancora a sminuirne la bellezza.
Tale “censimento” - come è lecito, in effetti, definirlo - si ritiene comprenda oltre il 95% delle stelle situate entro un raggio di entro 326 anni luce dal Sistema Solare (le mancanti all'appello sono quasi certamente stelle dalla luminosità intrinseca così debole che l'enorme distanza cui sono poste da noi porta a renderle del tutto invisibili).
Osservando i moti propri delle stelle analizzate, ci si può rendere conto come le stelle orbitino attorno al centro galattico (il Sole impiega, per così dire, 250 milioni di anni a completare un'orbita!) nonché il moto condiviso da quelle stelle stelle facenti parte di sistemi multipli con due o più componenti (queste orbitano mutuamente attorno al comune centro di massa):
Tra le principali strutture di rilievo presenti nel filmato compaiono i due ammassi stellari aperti più vicini al Sistema Solare: quello delle Iadi e quello della Chioma di Berenice, i cui rispettivi membri sono furono già individuati in passato grazie al comune moto proprio nello spazio; ora, GAIA ha fornito per la prima volta un preciso quadro dei moti di tali stelle evidenziando, nel caso delle Iadi, come le circa 1.000 stelle componenti di tale ammasso siano sparse in una sorta di struttura allungata lunga ben 100 anni luce.