Tra
i neofiti dell'astronomia, l'enorme costellazione di Ofiuco o,
meglio, del “portatore di serpenti” - ancora visibile in questo
periodo nel cielo di Sud-Ovest a prima sera - è nota soprattutto per
essere la tredicesima costellazione zodiacale, attraversata nella sua
parte più meridionale dall’eclittica.
Osservandone
le fattezze ad occhio nudo, possibilmente da un luogo lontano dalle
luci urbane, e prestando attenzione all'area nord orientale, subito
ad oriente della stella di terza grandezza Cheleb (β
Oph), si rende facilmente evidente un piccolo triangolo isoscele (col
vertice in basso) formato da stelle di quarta grandezza. La loro
singolare disposizione, più quella di altre limitrofe seppur più
deboli, suggerì al gesuita e astronomo polacco-lituano Martin
Poczobut di riempire quel “vuoto” esistente - a suo dire - in
quella zona (abitudine, questa, all'epoca di moda tra i cartografi
celesti) creando nel 1777 una nuova, piccola costellazione che egli
dedicò a Stanislao Poniatowski, re di Polonia: il “Toro di
Poniatowski”. A tutti gli effetti, non è difficile riconoscere le
fattezze di una testa taurina in quelle stelle disposte a mò di V;
osservate col binocolo, tali stelle ricordano molto le Iadi, queste
ultime appartenenti - guarda caso - al ben più famoso Toro. La più
brillante del terzetto è 67 Ophiuchi, che forma il vertice
occidentale di tale triangolo ma le due restanti, assieme ad altre
stelle più deboli, formano un ammasso stellare del tipo “aperto”
noto come Collinder 359 o Melotte 186. Questa costellazione moderna
non ebbe, tuttavia, gloriosa fortuna e fu presto dimenticata dai
cartografi celesti.
La
stella situata all’angolo nord orientale è 70 Ophiuchi, da sempre
è una delle mie doppie preferite per il bel contrasto cromatico
delle due componenti; per riuscire a risolvere queste due stelle di
magnitudine 4,2 e 5,9, attualmente separate da 5,4” d’arco, è
necessario forzare il telescopio ad almeno 150 ingrandimenti: così,
lo spettacolo all'oculare è davvero emozionante, con la più debole
delle due stelle sfoggiante una colorazione tendente all’arancione
cupo e in contrasto con l’acceso giallo esibito dalla più
luminosa. Fu il grande astronomo W.Herschel a fornire la prima
descrizione dettagliata delle due stelle di questo sistema
nell’agosto del 1779 ma lui stesso accreditò il religioso C.Mayer
come primo vero scopritore della duplicità del sistema.
La
separazione apparente della coppia varia da 6,7” a 7,7” d’arco
ed avviene in poco meno di 88 anni, tempo impiegato dalle due per
completare un’orbita attorno al comune centro di massa; nel corso
dei prossimi anni, esse si renderanno sempre meglio visibili poiché
nel 2020 raggiungeranno la massima separazione angolare, pari a 5,8"
d'arco. La distanza della coppia è stata facilmente misurata con il
metodo della parallasse trigonometrica; il valore così ottenuto,
pari a 16,6 anni-luce, fornisce una reale separazione media tra le
due componenti di circa 23,2 Unità Astronomiche, comparabile con il
raggio dell’orbita di Urano. In realtà, a causa dell'orbita
fortemente eccentrica, la distanza che separa le due stelle varia tra
11,4 e 34,8 Unità Astronomiche; tuttavia, queste non si avvicinano
mai ad una distanza inferiore al raggio dell’orbita di Saturno.
Vista dalla Terra, la loro orbita si presenta fortemente ellittica e
inclinata di 120°; a partire dalle prime misure acquisite sul loro
moto, la coppia è in corso di completamento della terza orbita.
Entrambe
le componenti sono nane di sequenza principale, la cui età,
determinata dall’attività cromosferica e dal periodo di rotazione,
non è maggiore di 1,9 miliardi di anni. La colore giallo-arancione
della più luminosa, nota come 70 Ophiuchi A, è indotto dal tipo
spettrale K0-1Ve; questa possiede una massa di 0,92 masse solari,
raggio e luminosità rispettivamente pari a 0,89 e la metà circa dei
rispettivi valori solari mentre l'abbondanza di ferro ed altri
elementi pesanti è equivalente a quella solare. La stella è una
variabile del tipo BY Draconis, che evidenzia variazioni di piccola
ampiezza nella luminosità dovute
alla presenza
sulla sua superficie
di
macchie fotosferiche cui
si aggiungono, a volte,
strutture attive nella cromosfera
che
si mostrano periodicamente con la rotazione stessa:
per questo motivo,la stella è anche catalogata come V2391
Ophiuchi. La componente secondaria, nota come 70 Ophiuchi B, è ancor
più fredda (tipo spettrale K5-6Ve) e piccola: la sua massa è
infatti 0,70 volte quella solare mentre diametro e massa sono
rispettivamente 0,73 volte e l’8,4% dei rispettivi valori esibiti
dalla nostra stella.
Le
misure astrometriche fornite da alcuni valenti astronomi nel corso
degli ultimi due secoli misero in evidenza la presenza di alcune
oscillazioni nel moto orbitale che suggerirono la presenza di un
terzo oggetto legato alla coppia ma del tutto invisibile
all’osservazione telescopica. Molto si è dibattuto, nel tempo,
sulla reale natura dei dati osservativi acquisiti, soprattutto perché
le misure derivate non concordavano ne sul periodo orbitale ne
sull'ampiezza effettiva delle perturbazioni; tanto meno, nessuno
fornì mai indicazioni su quale delle due stelle mostrasse
perturbazioni nel suo moto. I dati derivati, che implicavano un
periodo orbitale compreso tra 6 e 36 anni ed una massa 10 volte
quella gioviana, a cavallo tra le due guerre vennero infine
interpretati come abbagli, alla cui base erano meri errori di misura.
Qualche anno dopo, nel 1947, furono però le lastre fotografiche a
riportare in auge la questione del pianeta fantasma di 70 Ophiuchi,
dal momento che in esse vennero rilevati spostamenti pari a 0,015”
d’arco: quantità piccolissime, certo, ma utili tuttavia ad
indicare l’effettiva presenza di un compagno oscuro, dalla massa
questa volta stimata solo l’1% di quella del Sole e dal periodo
orbitale lungo più o meno 17 anni. Più di recente, nel 2006, un
team del McDonald Observatory, fissò limiti alla presenza di uno o
più pianeti con masse tra 0,46 e 12,8 masse gioviane e con
separazioni medie tra 0,05 e 5,2 Unità Astronomiche. Pur con
risultati altalenanti, tale andirivieni non esclude, al momento, la
possibilità di pianeti orbitanti il sistema di 70 Ophiuchi.
Naturalmente,
tali considerazioni nulla tolgono al fatto di poter apprezzare al
telescopio questa bella coppia di stelle gravitazionalmente legate in
un ciclo infinito di orbite, avendo anche l’idea di quanto lontano
apparirebbe dal Sole il pianeta Urano osservato ipoteticamente da
16,6 anni-luce di distanza.
Newcomers
to Astronomy are often familiar with the vaste constellation of
Ophiuchus or the "bearer of snakes" - still visible in
early-autumn evenings looking South-West just after twilight –
mainly for being the thirteenth zodiacal constellation, since the
ecliptic crosses its southernmost part.
Observing
Opiucus possibly from a place far off ligh-pollution and paying
attention immediately east of third magnitude star Cheleb (β Oph),
it is readily evident a small isosceles triangle (with the vertex on
bottom) formed by fourth magnitude stars. Their singular arrangement
along with other stars a bit dimmer located just in the neighborhood,
suggested to the Polish-Lithuanian Jesuit astronomer Martin Poczobut
to fill that empty area - according to him - (this was at the time, a
real habit between celestial cartographers) in 1777 with a new, small
constellation which he created and dedicated to teh king of Poland
Stanislaus Poniatowski: so the "Bull of Poniatowski"
constellaztion was born. It has to be said that it is not difficult
to recognize the features of a bull's head in those stars taht are
arranged in a kind of "V"; observed with binoculars, these
stars are very reminiscent of the better-known Hyades which form the
head of the more famous Taurus, the Bull. The brightest of the trio
is 67 Ophiuchi, which marks the north-west angle of that figure; the
remaining two, along with other fainter stars, form an open star
cluster known as Collinder 359 or Melotte 186. Hovever, this modern
constellation did not have glorious fortune and was quickly forgotten
by the celestial cartographers.
Let's
pay attention now to the the star that outlines the northeast angle:
70 Ophiuchi. This has always been one of my own favorite double stars
because of the beautiful color contrast provided by the two
components; in order to solve these two stars of magnitude 4,2 and
5,9, currently separated by 5,4 arc seconds, the observer must zoom
at least by 150 magnifications: by this way, the show on the eyepiece
it's really great, with the weaker of the two components that shines
deep orange tending to red and the primary bright yellow. It was the
great astronomer W.Herschel who provided the first detailed
description of those two stars in August of 1779 but as he himself
credited, the religious C.Mayer was the one who discovered the
system's duplicity.
The
apparent separation of the pair varies from 6,7 to 7,7 arc seconds;
they take less than 88 years to complete one orbit around the common
center of mass. Over the next few years, they will become more and
more visible as in 2020 the couple will reach its maximum angular
separation, equal to 5,8 arc seconds. The distance of the pair was
easily measured by trigonometric parallax: the value thus obtained of
16,6 light-years provides a real average separation between the two
components of approximately 23,2 AU, which is comparable with the
radius of the orbit of Uranus. Since the orbit's got quite a lot
eccentricity, the distance between the two stars varies between 11,4
and 34,8 AU; anyway, the real separation of components never descends
below Saturn's orbit radius. Viewed from Earth, the orbit is strongly
elliptical and tilted 120°; since the first measurements acquired,
the couple is in the process of completion of the third full orbit.
Both
components are main sequence dwarves, whose age, determined by
chromospheric activity and the rotation period, is younger that 1.9
billion years. The orange color of the primary component, called 70
Ophiuchi A, is induced spectral by type K0-1Ve; this star's got a
mass of 0,92 solar masses, radius and luminosity respectively 0,89
and half solar's. The abundance of iron and other heavy elements in
recent times were acutally found to be equivalent of the Sun's
correspectives. The star is cataloged as variable BY Draconis, with
small amplitude variations in brightness due to the presence on its
surface of stains and, maybe, strong chromospheric active structures
that show periodically along with the star's rotation: for this
reason, the star is also cataloged as V2391 Ophiuchi. The secondary
one, known as 70 Ophiuchi B, is even cooler (spectral type K5-6Ve)
and smaller: its mass is 0,70 times that of the Sun and diameter and
mass are respectively 0,73 times and only 8,4% the respective of
Sun's values.
Astrometric
measurements provided by some talented astronomers over the past two
centuries pointed out the presence of some oscillations in the
orbital couple's motion that suggested the presence of a third object
linked to the them but completely invisible telescopic observation.
Over time, much has been debated about the real nature of the
observational data acquired, especially since the derived
measurements alway differed neither the orbital period nor the extent
of such perturbations; furthermore, no one ever indicated which of
the two stars showed the disturbances in its motion. The overall data
derived, which involved an orbital period between 6 and 36 years
giving aa mass 10 times that of planet Jupiter, inbetween the two
world wars were eventually interpreted as blunders caused by mere
measurement errors. A few years later, in 1947, however, photographic
plates let the story light again since deviations to 0,015 arc secons
were detected: true small quantities but very useful to indicate the
actual presence of a dark companion, this time with a mass extimation
of only 1% that of the Sun and the orbital period of about 17 years.
Again, additional astrometric measurements obtained in the last two
decades have not provided any evidence in support of detectable
perturbations such as to exclude the presence of a body of mass at
least four times that of Jupiter that orbits within 5,2 AU from the
couple's center of mass.
By
the way, even a small telescope can let the observer to appreciate
this beautiful pair of stars linked together in an endless cycle of
orbits and give an idea of how distant planet Uranus would be
hypothetically observed from its mother-star by 16,6 light-years
away.
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