Fondamentalmente,
una stella è una sfera di gas disposti secondo un gradiente di
densità dal densissimo nucleo alla più tenue superficie e tenuti
assieme dalla loro stessa gravità. Tale forza porterebbe l’intera
struttura a collassare su se stessa ma, in una perfetta sintesi di
equilibrio noto come “supporto idrostatico” essa è contrastata
dalla pressione di radiazione sviluppata dalla presenza di gas caldo
nel suo nucleo ma soprattutto dalla stessa energia li prodotta.
Al
momento della nascita di una stella, tale condizione subentra
parallelamente all’innesco di reazioni nucleari che avvengono nel
suo nucleo, le stesse che producono l’energia poi sprigionata sotto
forma di luce e calore; la durata di questa fase di equilibrio -
chiamata anche “di sequenza principale”, in relazione alla
posizione occupata dalla stella nel diagramma HR - è in stretta
relazione alla velocità alla quale essa fonde l’idrogeno in elio
nel nucleo. Come logico, il tempo di durata della fase di sequenza
principale di una stella è quindi in stretta relazione alla sua
massa: maggiore è questa, prima la stella si avvierà ad esaurire le
sue scorte di idrogeno e, ovviamente, il contrario. Nel momento in
cui “combustibile” idrogeno giunge all’esaurimento, il supporto
idrostatico viene chiaramente a cessare: perdendo l’equilibrio che
fino a quel momento ha contraddistinto la stella fornendole una vita
tutto sommato tranquilla, essa si avvia a “risolvere” il problema
tramite fusioni nucleari di altro tipo che ora coinvolgono l’elio e
gli elementi successivi sintetizzati: sfortunatamente, però, tali
reazioni sono meno efficienti a fornire condizioni di equilibrio come
quelle possedute dalla stella durante la fase di sequenza principale.
Accade
quindi che gli strati più esterni della struttura stellare iniziano
ad essere soggetti a vere pulsazioni - rilevate tramite l'effetto
Doppler presente nelle righe spettrali - causate da successive
espansioni e contrazioni delle aree periferiche, meno dense, che
vanno alla ricerca di equilibrio: la conseguenza principale è la
variazione del raggio stellare, che a sua volta provoca cambiamenti
più o meno evidenti nella sua luminosità, portando la stella ad
attraversare la cosiddetta “fascia di instabilità” nel diagramma
HR e divenendo “variabile”.
Molte
di tali stelle che evidenziano variazioni luminose di grande ampiezza
- Cefeidi, RR Lyrae e Delta Scuti – esibiscono curve di luce
regolari, rispettando sia l’ampiezza della variazione di luce che
la durata del ciclo stesso durante la quale questa avviene. Vi sono
però altre stelle, giganti o supergiganti di elevata luminosità ma
dalla bassa temperatura superficiale, che mostrano si una certa
periodicità nelle loro variazioni luminose accompagnata però da
irregolarità tali da giungere, a volte, addirittura ad interrompere
il ciclo. Tali variabili, chiamate appunto “semi-regolari”,
possono esibire cicli dalla lunghezza variante da 20 fino a più di
2000 giorni e curve di luce possono essere differenti anche da ciclo
a ciclo; nel campionario delle semiregolari conosciute, le ampiezze
luminose variano da alcuni centesimi di magnitudine fino a diverse
unità utilizzando filtri V.
Nel
corso di lunghi anni di studi ed interpretazioni dei dati
osservativi, è stato notato come nelle stelle più vecchie,
cosiddette “di popolazione II”, tali irregolarità aumentano
gradualmente passando dalle variabili di tipo W Virginis (corto
periodo) alle RV Tauri giungendo, infine, proprio alle variabili
semiregolari.
In
una stella che esibisce pulsazioni, il rapporto tra l’ampiezza
della variazione luminosa e il flusso di energia emesso è misurato
dal cosiddetto “tasso di decadimento dell'ampiezza” come
avverrebbe in una normale “modalità di pulsazione”. Nelle classi
di stelle variabili di tipo regolare sopra citate, tale parametro è
pari al 2%; ma per stelle dal rapporto massa/luminosità ancora
maggiore - giganti e supergiganti fredde - tale parametro oltrepassa
anche il 30%: simili valori possono risultare unicamente da dinamiche
caotiche che accadono al di sotto delle superfici di queste stelle
colossali.
Alcune
di queste variabili semiregolari mostrano a volte non un solo massimo
di luminosità ma addirittura due massimi, differenziati quindi in
“primario” e “secondario” relativamente all’intensità
luminosa raggiunta. Prossimamente, una di queste variabili irregolari
esibirà il suo secondo massimo di luminosità nel corrente anno: V
Bootis,
presente nella costellazione del Bifolco, situata 1° a nord-ovest
della stella di terza grandezza Seginus
(γ Bootis). V Bootis è una gigante rossa di tipo spettrale M6E cui
corrisponde una temperatura superficiale dell’ordine dei 2800 K,
freddissima quindi tanto da essere una delle stelle più rosse
conosciute; le sue dimensioni, tuttavia, la portano ad essere così
luminosa che le variazioni luminose si estendono tra le magnitudini
12, quando è al minimo, e 7 allorché diviene una delle più
luminose variabili di tipo semiregolare presenti nell’emisfero
celeste settentrionale, il tutto dalla più che ragguardevole
distanza di 803 anni-luce: i massimi primari di questa stella possono
anche arrivare a metà tra la settima e l’ottava grandezza mentre
quelli secondari sono di qualche decimo di magnitudine più deboli.
Essa vene scoperta a cavallo tra il XIX e il XX secolo e da allora è
stata seguita abbastanza assiduamente dai variabilisti. Nei primi
anni del secolo scorso, l’ampiezza luminosa di questa era molto
maggiore di quanto oggi esibito e la stessa curva di luce era molto
più regolare di quanto non abbia fatto per circa un decennio,
precisamente dalla metà degli anni ‘80 fino a metà anni ’90 del
secolo scorso. Stranamente, nel 2011 V Boo non esibì alcun massimo
doppio, tornando a manifestarlo con l’anno successivo. Nel corrente
anno, il massimo principale si è già verificato attorno all'8 Febbraio.
Una
delle particolarità di V Boo è di essere un cosiddetto “pulsatore
multi-modale”. Quale significato dietro questo strano termine?
Quando una stella è sottoposta a pulsazioni, le componenti radiali e
angolari di tali fenomeni vengono descritti secondo una “modalità”
matematica chiamata appunto, “di pulsazione”. Vi sono stelle che
subiscono "pulsazioni in modalità radiale", soggette a
pulsazioni che avvengono con perfetta simmetria sferica; "pulsazioni
non radiali", al contrario, descrivono pulsazioni che però
avvengono in cui alcune parti della struttura esterna della stella:
parti di essa si muovono verso l'interno contemporaneamente ad altre
parti che, al contrario, si espandono verso l'esterno. La conseguenza
di questo strano fenomeno è che la curva di luce di V Bootis,
dettata quindi non da uno solo ma da due differenti tipi di
pulsazione, appare notevolmente complessa. Le due modalità di
pulsazione esibite da V Bootis sono entrambi radiali ma di ordine
diverso: l’una con un periodo di circa 258 giorni, la più corta di
circa 134 giorni. Succede, a volte, che queste due modalità vanno a
interferire l’un l’altra, portando gli strati di gas ad esse
soggetti letteralmente a scontrarsi: a volte in modo costruttivo,
altre in modo distruttivo, con il risultato che la luce della stella
è indotta ad avere dei massimi di luce più evidenti in alcuni
momenti e apparendo più debole in altri.
Il
comportamento di V Bootis, nel corso di oltre centro anni di
osservazioni, si è distinto per essere stato tutt’altro
che “normale”. Numerose osservazioni visuali, alcune delle quali
risalenti addirittura alla prima decade dello scorso secolo, sono
state infatti utilizzate in recenti ricerche che hanno evidenziato
una vera e propria evoluzione di natura caotica nel suo comportamento
fotometrico. Il periodo primario, come detto, pari a circa 258
giorni, ha un’ampiezza massima pari a 0,5 magnitudini, valori che
nel corso degli ultimi 80 anni sono rimasti più o meno invariati. Al
contrario, l'ampiezza delle variazioni luminose del periodo
secondario, quello lungo 137 giorni: è andata diminuendo nel tempo:
tra il 1913 e il 1930 era di 2,8 magnitudini e scese a 2 magnitudini
tra il 1930 e il 1970, diminuendo da allora fino a 0,5 magnitudini
nel 1994! Al giorno d’oggi, entrambi i periodi possiedono la stessa
ampiezza in luminosità ed interagiscono tra loro creando così una
curva di luce intricata, dall’ampiezza ora pari ad una sola
magnitudine ma evidentemente destinata ad azzerarsi nei prossimi
anni, stando alla tendenza.
Il
comportamento odierno di V Bootis è quindi alquanto differente da
quello che la stella esibiva all’inizio dello scorso secolo, epoca
nella quale il suo comportamento ricalcava quello di una variabile
pulsante a lungo periodo del tipo Mira: la notevole particolarità di
questa gigante rossa sta quindi nell’aver mostrato in tempi
relativamente brevi una reale evoluzione nella modalità della
variazione e nella diminuzione delle ampiezze luminose, unica stella
ad aver esibito queste affascinante proprietà di trasmutazione,
passando dall’essere una mireide a divenire una semiregolare nel
giro di un secolo, ma le cui cause restano del tutto ignote.
Basically,
a star is a ball of gases arranged by a density gradient from the
dense core to the thin surface and held together by their own
gravity. Such a force would bring the entire structure to collapse on
itself but, in a perfect blend of balance known as
"hydrostatic-support", it is opposed by the radiation
pressure developed by the presence of hot gas in its core and mostly
by the energy there produced.
At
the time of the birth of a star, such a perfect condition takes over
when the triggering of nuclear reactions in its core are set, exactly
those that produce the energy then emitted by the star itself in the
form of light and heat; the duration of this equilibrium stage - also
called the "main sequence", in relation to the position
occupied by the star in the HR diagram - is in close relation to the
speed at which it melts hydrogen into helium in the core. Logically,
the time duration of the main sequence phase of a star is so closely
related to its mass: the higher this is the fast the star starts to
run out its stock of hydrogen and, of course, the opposite occurs. At
a time when "fuel" hydrogen leads to exhaustion, the
hydrostatic-support is clearly to cease: losing balance which has
lead the star by providing it a quiet life, the star is going to
"solve" the problem through new nuclear fusions, now
involving helium and subsequent elements synthesized: however, these
reactions are unfortunately less efficient to provide equilibrium
conditions as those held by the star during the main sequence phase.
It
therefore happens that the outer layers of stellar structure begin to
be subjected to real pulsations - as the Doppler effect detects in
the spectral lines - caused by successive expansions and contractions
of the outer gas layers, less dense than the inner ones, who go
searching for balance: the main consequence is the variation of the
star radius, which in turn causes changes more or less evident in its
brightness, bringing the star to pass through the so-called
"instability strip" in the HR diagram and becoming
"variable".
Many
of these stars that highlight variations in light of great amplitude
- Cepheid, RR Lyrae and Delta Scuti - exhibit light curves regular,
respecting both the amplitude of the variation of light that the
duration of the cycle during which this takes place. However, there
are other stars, giants or supergiants of high luminosity but with
low surface temperatures, that show a certain periodicity in their
light changes accompanied by irregularities such as to let,
sometimes, even to break the cycle itself. These kind of variable
stars, called "semi-regulars", may exhibit cycles of length
ranging from 20 to more than 2000 days and light curves that can be
different even from cycle to cycle; in the sample of semiregular
known, bright amplitudes ranging from a few hundredths of a magnitude
up to several units using V filters.
In
the course of long years of studies and interpretations of the
observational data, it was noted that in the older ones - the
so-called "Population II" stars - these irregularities
increase gradually moving from variables of type W Virginis
(short-term) through the RV Tauri and coming finally at the
semiregular variables.
In
a star that exhibits pulsations, the ratio between the amplitude of
light variation and the flow of energy emitted is measured by the
so-called "rate of decay amplitude" in a standard "mode
of pulsation." In the classic variables above mentioned, such a
parameter is equal to 2%; but for stars with the mass / luminosity
ratio even higher - cold giants and supergiants - it exceeds even
30%: such values can be only produced by chaotic dynamics
occurring below the surface of those colossal stars.
Some
of these semiregular variables show sometimes not only one but two
different brightness maximum, then differentiated into "primary"
and "secondary" with respect to the light intensity
reached. In the following weeks, one of these peculiar irregulars is
going to perform his second maximum brightness in the current year: V
Bootis, located in the constellation Bootis (the shepherd), just 1°
north-west of the third magnitude star Seginus (γ Bootis). V Bootis
is a red giant star of spectral type M6E, which corresponds to a
surface temperature of the order of 2800 K, so cold to be one of the
reddest stars known; its big size, however, led it to be so bright
that its light variations extend in a range between magnitudes 12,
when it is dim, and 7 when it becomes one of the most bright
semiregulars present in northern celestial hemisphere, all of this
from the very considerable distance of 803 light-years: the primary
maximum of this star can even get halfway between the seventh and
eighth magnitude while the secondary ones are just a few tenths of
magnitude weaker. It was discovered in between the nineteenth and
twentieth century and has since been followed assiduously enough from
a lot of astronomers as well as amateur observers. Early in the last
century, the amplitude of its light variations was much greater than
today and the same light-curve shown was much smoother than it has
done for nearly a decade, specifically from the mid-80s to mid-90s of
last century. Oddly enough, in 2011, any maximum was present since
the light curve was flat indeed; anyway, V Boo manifested it the
following year. In the current year, the main maximum has already
occurred, exactly on February the 8th.
Among
its peculiarities, V Boo is even a so-called "multi-mode
pulsator." But what is the meaning behind this kind of term?
When a star is subjected to pulsations, the radial and angular
components of these phenomena are described according to a
mathematical “mode” called as "pulsation mode". There
are stars that undergo "radial pulsation mode", thus
subjected to pulsations that occur with perfect spherical symmetry;
on the contrary, "non-radial pulsations mode" describes
pulsations that occur, however, in some parts only of the external
structure of the star: strange but true, parts of it move inward
simultaneously to other parts which, on the contrary, they expand
outwards! The consequence of this strange phenomenon is that the
light curve of V Bootis, then dictated not by one only but by two
different types of pulsation, appears remarkably complex. The two
modes of pulsation exhibited by V Bootis are both radial but of
different order: one with a period of about 258 days, the shorter of
about 134 days. It happens sometimes that these two modes go
interfering each one other, bringing the layers of gas subject to
literally clash: sometimes constructively, others in a destructive
way, with the result that the light of the star is induced to have
the maximum light more noticeable at some times and appearing weaker
in others.
V
Bootis behavior, in the course of over one hundred years of
observations, has distinguished itself for being anything but
"normal." Several visual observations, some of them dating
back to the first decade of the last century, have revealed a real
evolution, of chaotic nature, of its photometrics. The primary
period, as mentioned, of about 258 days, had a maximum amplitude of
0.5 magnitudes over the last 80 years and have remained more or
less unchanged. On the contrary, light variation’s amplitudes of
the secondary period, of about 137 days, have been decreasing over
time: between 1913 and 1930 it was 2.8 magnitudes and went down to 2
magnitudes between 1930 and 1970, decreasing by then up to 0.5
magnitude in 1994! Nowadays, both periods have the same brightness
amplitude and interact with each other thus creating a light curve
very intricate, with the amplitude now equal to just 1 magnitude but
evidently intended to become 0 in the coming years, according to the
trend.
The
current behavior of V Bootis is therefore somewhat different from
what the star was performing at the beginning of last century, an era
in which its behavior was identical to that of any long period Mira
variable: the remarkable peculiarity of this red giant is then in
having shown in a relatively short time a real evolution both in the
variation mode and the light amplitudes that are decreasing. V Bootis
is the only star to have performed these fascinating properties of
transmutation, going from being Mira to become a semiregular in the
space of a century but the causes remain still completely unknown.
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