Gran parte delle più luminose tra quelle
che si stagliano sulla volta celeste possiedono nomi propri derivati da antiche
tradizioni per lo più arabe, greche e latine; altri ancora, cinesi o indù.
Andando a ricercare qua e la informazioni sulla loro etimologia (a tal
proposito, il volume “Star Names: their Lore and Meaning” di Richard H. Allen è
senz’altro una delle fonti più complete), si trova di tutto e di più: nomi assenti o altri
che sembrano essere sbucati dal nulla, mai letti altrove; altri, del tutto
storpiati nonché alcuni, i medesimi, addirittura attribuiti a più stelle senza
che ne venga specificato il motivo.
E’ chiaro, quindi, che una certa confusione
permea questo argomento. Tra l’altro, per esperienza personale, posso affermare
che solo i nomi propri delle stelle più luminose sono conosciuti dagli
astrofili, anche quelli “evoluti”, che già non riescono ad individuare quale
sia, ad esempio la stella “Gemma” ne il significato del suo nome proprio. Oggi
si fa gara ad attribuire nomi a crateri su corpi del Sistema Solare in procinto
di essere esplorati o su nuovi asteroidi scoperti; nonostante questo, l’Unione
Astronomica Internazionale non ha mai affrontato seriamente l’argomento dei
nomi propri delle stelle, lasciando che una marea di informazioni di diverso tipo
abbia generato una grande confusione su questo argomento, lasciando la cosa del
tutto indefinita.
Ecco quindi questa mia idea di far luce su questa brodaglia
esistente, pescando informazioni accurate per giungere ad un quadro più
possibilmente sintetico ma allo stesso tempo “definitivo” sui nomi propri delle
stelle, fornendo anche dati essenziali sulle loro caratteristiche e/o grandezze
intrinseche.
Le costellazioni verranno presentate non
secondo ordine alfabetico ma di “visibilità” mensile mentre le singole stelle
secondo la catalogazione del Bayer nella sua Uranometria del 1603. E poiché
Aprile è per antonomasia il mese delle galassie, inizierò dalla costellazione
che forse meglio rappresenta le profondità cosmiche e che da il nome
all’ammasso di galassie cui appartiene il nostro gruppo locale: la Vergine.
VIRGO, VIR, LA VERGINE
Spica (α Vir)
Il nome deriva dal latino “Spica
virginis”, visione tradizionale greco-romana che vedeva nelle stelle che oggi
delineano la costellazione della Vergine la dea delle messi Demetra/Cerere, raffigurata
tenere nella mano sinistra una spiga di grano. Tale particolare è un evidente
riferimento alla stagione della mietitura, poiché la spiga di grano ne è simbolo
universale; l’azzurra stella della Vergine fu infatti di grande importanza per
le antiche civiltà basate sull’agricoltura e proprio su essa venne costruita la
figura di una dea benefica portatrice di prosperità ed incorrotta, che assunse
diversi nomi a seconda delle culture (Astrea nella tradizione greco-romana,
Kanya in India, Isthar a Babilonia, Iside nell’antico Egitto…). Molto probabilmente,
questa raffigurazione nacque dal mito ancestrale di un’epoca remota di
benessere, prosperità e abbondanza, la cosiddetta “età dell’oro”. Altri nomi
propri attribuiti a questa stella sono di origine araba: Azimech, derivato da “Al
Simak al A'zal” (“l’indifesa”, per la mancanza di stelle relativamente luminose
nei suoi paraggi), Alaraph (“la vendemmiatrice”) e Sumbalet (la spiga di
grano), queste ultime due molto probabilmente acquisite dalle antiche tradizioni
europee.
Zavijava (β Vir)
Il nome deriva dall'arabo “Zāwiyat Al'Awwā'”,
in riferimento all’antica figura di un canile o di cane che abbaiano in un
canile. Questa figura, oggi chiaramente scomparsa, era delineata da tutte
quelle stelle di quasi terza grandezza che sono situate nella parte occidentale
della costellazione della Vergine, disposte a formare una grande figura ricurva:
parliamo quindi di β, γ, η, δ ed ε Vir. Il secondo nome proprio di β Vir,
anch’esso di chiara derivazione araba, è Alaraph, “la vendemmiatrice”, in
riferimento alla tradizione greco-latina.
Porrima (γ Vir)
Il nome, di orgine latina, si riferisce ad
una dea minore della mitologia romana relativa all’arte divinatoria, che era invocata
soprattutto per la protezione dei parti. Assieme a β, η, δ ed ε Vir, essa
formava presso gli antichi arabi l’asterisma “Al'Awwā'” (“canile” o “cane che
abbaia nel canile”).
Alawa (δ Vir)
Nota anche come Minelauva, storpiatura europea
di origine medioevale, deriva dall'arabo “Al'Awwā'” (“canile” o “cane che
abbaia nel canile”), l’antico asterisma formato da questa e dalle vicine β, γ, η
ed ε Vir.
Vindemiatrix (ε Vir)
Il nome è di chiara origine latina e deriva
dalla figura tradizionale con cui era interpretata l’intera costellazione nella
tradizione greco-latina, una donna intenta alla vendemmia dell’uva; ciò è
collegato al fatto che l’elevata eliaca (prima dell’alba) di questa stella
segnava l’epoca della vendemmia, motivo per il quale la stella era chiamata
letteralmente “l’annunciatrice della vendemmia”. Questa volta, però, furono gli
arabi ad usare il significato di questo nome mutandolo in “Al Mutakaddim al-kitaf”, il quale venne a
sua volta storpiato dagli europei come Almuredin, altro nome con cui tale
stella è nota. Anche ad essa, in epoca medioevale, venne attribuito l’arabo
Alaraph come ad altre vicine e sempre gli arabi fecero di ε Vir parte del loro "Al'Awwā'"
(“canile” o “cane che abbaia nel canile”) assieme a β, γ, η e δ Vir.
Heze (ζ Vir)
Nome privo di significato poiché di origine oscura.
Zaniah (η Vir)
Anche questo nome deriva chiaramente
dall'arabo "Zawiyah", similmente al Zavijava attribuito a β Vir; anche questa,
infatti, assieme a β, γ, δ ed ε Vir presso gli arabi essa formava l’asterisma “Zawiyat
Al'Awwā'” (“canile” o “cane che abbaia nel canile”).
Syrma (ι Vir)
Deriva dal greco "Surma", che l’astronomo
Tolomeo usò per identificare una veste o comunque un indumento, in riferimento alla
figura della Vergine o comunque della donna qui rappresentata in procinto di
vendemmiare.
Khambalia (λ Vir)
Essendo la stella in questione lontana
dall’area dove gli antichi arabi vedevano la figura di un cane che abbaia, il
suo nome non deriva quindi da quella tradizione ma è, bensì, di origine copta e
sta a significare 'l’artiglio deforme'; mancano riferimenti certi ma forse è in
relazione alle vicine figure del Corvo e dell’Idra.
Rijl Alawa (μ Vir)
Il nome è di origine araba ed è in
riferimento alla posizione che questa stella occupa nella figura della dea o della
donna, delineandone il ginocchio o comunque la gamba sinistra; assai meno
chiaro è l’abbinamento, a questo nome, del secondo termine che deriva dall’asterisma chiamato "Al'Awwā'" (“canile” o “cane che abbaia nel canile”) della tradizione araba pre-islamica, formato
dalle stelle che oggi si trovano nella posizione diametralmente opposta entro i
confini della medesima costellazione zodiacale.
grande spiegazione chiara e utile👍👍
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