Tornando
a puntare l'attenzione sulla costellazione della Chioma di Berenice,
posta esattamente a metà strada tra le stelle Denebola (β
Leo) e Cor Caroli (α
Cvn), e del suo ammasso stellare Melotte 111, il terzo più vicino al
Sole, è doveroso accennare al fatto che proprio
da quelle parti è situato uno dei più famosi ammassi di galassie,
che prende nome dall'omonima costellazione e
che si trova proprio nei pressi del Polo Galattico Nord, vale a dire,
lontanissimo dalle isofote della Via Lattea e privo, quindi,
dell'assorbimento indotto dalle polveri interstellari presenti nella
nostra galassia.
Come
sempre accade, ma
è questa una precisazione diversa
per chi
di Astronomia è a digiuno, quest'ultima
categoria di oggetti si rende del
tutto invisibile
ad occhio nudo; sono
infatti necessari telescopi
di un certo calibro, con
un diametro almeno superiore ai 200 mm,
per poter
dieci scorgere sia le ellittiche che le spirali più luminose che lo
popolano poiché queste splendono con magnitudini comprese tra la
dodicesima e la quattordicesima grandezza.
Immagine ad ampio campo dell'ammasso di galassie della Chioma ripreso dal telescopio Schulman di 0,8 m del Mount Lemmon SkyCenter
In
questo ammasso di galassie, dalla forma grossolanamente sferica, sono
state contate almeno un migliaio di componenti,
la cui distanza media
da noi è
stimata in circa 320
milioni di anni-luce; noto
anche come Abell 1656, assieme all'ammasso di galassie del Leone
(Abell 1367), costituisce uno dei due gruppi principali che, a loro
volta, formano il cosiddetto Superammasso di galassie della Chioma, su cui torneremo dopo. La misura della velocità di molte componenti di
Abell 1656, rilevata per la prima volta negli anni '50 dello scorso
secolo da parte dell'astronomo svizzero Fritz Zwicky, indica
che
alcune di esse si muovono all'interno della sfera d'attrazione
gravitazionale dell'ammasso stesso a più di 3,6 milioni di chilometri
all'ora: valori così elevati di velocità presuppongono una massa
totale davvero elevata per tutte le galassie dell'ammasso,
una quantità di materia che non appare "visualmente" nelle
varie galassie ma
che si
stima essere ben il 90% della massa totale dell'ammasso della Chioma. Da
un punto di vista storico, questo ammasso di galassie fu il primo
oggetto di questo tipo in cui vennero individuate anomalie
gravitazionali, indicative di massa inosservata anche se l'idea di
materia oscura che permea e tiene uniti gli ammassi galattici,
proposta proprio da Zwicky, non sarebbe stata accettata per i
seguenti cinquant'anni.
Quello
della Chioma
di Berenice è l'ammasso di galassie più luminoso nei raggi X, una intensa sorgente - "Coma X-1", così come è nota - che ha un potere emissivo nella banda X pari a Lx = 2,6 x 10^44 erg/s. Questa venne per la prima volta
individuata tramite un pallone sonda negli anni '60 del secolo scorso
e successivamente dal satellite Uhuru, il primo dedicato allo studio dei raggi X - allora
non è difficile trovare una spiegazione per almeno una
parte di
questa "massa mancante": tutto l'ammasso è infatti
permeato da gas intergalattico rarefatto molto caldo, riscaldato ad
alcuni milioni di gradi allorché le galassie - e i gas che esse si
trascinano dietro - lo attraversano, creando attrito. I raggi X
individuati da telescopi orbitali in questo e in successive ricerche
condotte in altri ammassi galattici vengono emessi proprio da questo
gas estremamente caldo.
Mosaico a falsi colori ottenuto con immagini della Sloan Digital Sky Survey e del telescopio spaziale Spitzer (NASA): le piccole e deboli macchie verdi sono galassie nane mentre le due grandi galassie presenti al centro dell'ammasso sono le giganti ellittiche NGC4874 e NGC4889
Per
molti anni si ritenne che i legami gravitazionali dell'ammasso della
Chioma di Berenice si estendessero per almeno 20 milioni di
anni-luce, pari a 200 volte il diametro della nostra stessa galassia,
la Via Lattea; misurazioni più accurate degli spostamenti verso il
rosso condotte alla fine degli anni '70 del secolo scorso mostrarono
però che alcune galassie associate a questo ammasso si trovano ad
almeno 100 milioni di anni-luce dal centro dell'ammasso stesso, pari
ad almeno 1000 volte il diametro della nostra galassia! Fu proprio questa l'evidenza o, meglio, la scoperta di un superammasso galattico che raggiunge il ragguardevole ed inimmaginabile diametro di 20 milioni di anni-luce: uno
dei primi oggetti di questo tipo, tra l'altro, che furono identificati come tali!
Lo studio del Superammasso della Chioma di Berenice - come venne subito chiamato -
di altri oggetti di questo tipo permette di capire la gerarchia della
materia nell'Universo e come la materia si distribuisca a grande
scala. I dati osservativi mostrano che l'Universo possiede una
struttura simil-cellulare, in cui gli ammassi di galassie sono
compresi in strutture irregolari ancora più grandi, i cosiddetti
superammassi, separati fra loro da immensi vuoti cosmici come quello
cosiddetto "del Boote". La massa dell'ammasso di galassie
della Chioma di Berenice è solo una piccola ciocca nel filamento
della vasta rete cosmica di superammassi intrecciati tra loro, estesa
per milioni e milioni di anni-luce.
Mappa del superammasso di galassie della Chioma
Al
centro di ammassi di galassie densi sono sempre presenti galassie
ellittiche supergiganti, di dimensioni davvero ragguardevoli e ben
oltre la media per oggetti di quella tipologia; questa "regola"
vale anche per l'ammasso della Chioma, al centro del quale risiedono
le due luminose galassie ellittiche giganti note NGC4874 ed NGC4889.
Molte altre galassie situate nei pressi del centro di questo grande
ammasso stanno scemando attorno a queste due enormi giganti,
dirigendosi verso un gorgo gravitazionale. E infatti le cose stanno
veramente così; anzi, è proprio in questo modo che le galassie
giganti sono diventate tanto grandi: inghiottendo le
altre più piccole appartenenti a questo e ad altri ammassi!
Anche
il denso ammasso di galassie Abell 2199, presente nella costellazione
di Ercole, che inizia ad a fare capolino sull'orizzonte di prima sera in questo periodo ad oriente,
possiede nel suo centro una galassia ellittica supergigante nota come
NGC6166, talmente enorme che accanto ad essa la grande galassia di
Andromeda e la nostra Via Lattea scomparirebbero! In particolare, il
nucleo di questa galassia rivela la presenza di varie componenti,
meglio note come "nuclei multipli", caratteristica comune
per gran parte delle galassie ellittiche supergiganti. In
particolare, NGC6166 è stata sorpresa in flagrante nell'atto di
divorarsi altre galassie e, a tutti gli effetti, la "digestione"
dei loro nuclei, ciò che si vede ai telescopi, è un processo lento
e laborioso che però, entro alcune centinaia di milioni di anni,
porterà questi ex-nuclei galattici ad essere completamente
assimilati in quello che potrebbe dar vita ad un nucleo galattico
attivo, al centro del quale risiederà con ogni probabilità un buco
nero super massiccio.
Con
ogni probabilità, entro alcuni miliardi di anni l'Universo sarà
popolato da un numero certamente minore di galassie di stazza
"normale", mentre aumenterà il numero di galassie
"cannibali" supergiganti che si ingrasseranno a dismisura
al centro di ammassi ricchi, lasciando attorno a se solo vicine
deboli, oscure e poco attraenti.
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