La piccola costellazione del Triangolo fa la sua prima
comparsa all’interno dell’”Almagesto”
di Tolomeo, assieme alle altre 47 figure classiche; tuttavia, già
nei secoli precedenti, varie culture stanziate nell’area
mediterranea riconoscevano nelle tre stelle dell’odierna
costellazione altre figure con forme, per l’appunto, triangolari: i
greci, ad esempio, chiamarono tale figura “Deltoton”,
probabilmente in riferimento alla lettera Δ (delta) presente
nell’alfabeto da questi usato, mentre i romani vedevano in tali
stelle la forma della Trinacria. Sia il
Triangolo che il vicino Ariete ebbero una storia alquanto tormentata
nel XVII secolo allorché dapprima l’astronomo J.Bartsch, nonché
genero di Keplero, e di seguito Hevelius modificarono questa zona di
cielo aggiungendovi alter figure: la costellazione del “Triangolo
Minore” e quella della “Mosca Boreale”, corrispettivi più
scialbi dello stesso Triangolo e della Mosca, quest’ultima situata
nell’emisfero celeste australe sotto la Croce del Sud. Una decina
d’anni dopo, nel 1636, la Mosca Boreale fu sostituita
dall’astronomo della corte reale francese V.Coronelli con quella del
“Giglio”, simbolo più adatto a rappresentare la regale grandezza
del trono di Francia. Tutte queste figure furono inventate, come di
moda in quell’epoca, per colmare spazi relativamente “vuoti”
tra le costellazioni, ma vennero rifiutate presto e poi dimenticate,
lasciando solamente qualche traccia nei planisferi celesti
dell’epoca.
Come noto, l’oggetto non stellare più
importante di questa piccola ma ben definita costellazione è la
galassia “Galassia del Triangolo”, 33° oggetto del famoso
catalogo compilato da C.Messier. Denominata anche “Pinwheel
Galaxy”, cioè “Galassia Girandola”, essa è uno dei più
luminosi membri del Gruppo Locale nonché la galassia a spirale più
vicina dopo quella di Andromeda, dalla quale dista solamente mezzo
milione di anni luce.
Qui di seguito, una stupenda immagine della galassia ripresa da Piermario Gualdoni (cui vanno i ringraziamenti e complimenti dello scrivente!); le regioni di formazione stellare, laddove il gas è in larga misura ionizzato, sono facilmente riconoscibili nelle strutture rossastre presenti nelle braccia a spirale:
Documenti storici ne fanno risalire la scoperta
al 1764, allorché proprio C.Messier, spaziando per la volta celeste
alla ricerca di comete col suo piccolo telescopio a lenti dai cieli
parigini, si imbatté in quella che lo stesso definì una “nebulosa
di luce biancastra, pressoché uniforme”. Tuttavia, tale oggetto fu
probabilmente osservato ancor prima, precisamente dall’astronomo
italiano G.B.Hodierna quando riferì della
presenza di una non ben determinata “nube” assai debole nei
pressi del Triangolo (a detta
di alcuni autori, costui però avrebeb potuto riferirsi anche al
vicino ammasso stellare aperto NGC752, situato
nella costellazione di Andromeda).
Il primo ad osservarne la struttura a spirale, come quella di altri
oggetti di questo tipo con tale curiosa forma, fu
nel 1850 W.Parsons, terzo conte di Rosse, grazie al suo gigantesco
telescopio da ben 1,8 metri! Ad E.Hubble, infine,
è dovuto l'aver riconosciuto M33 come un oggetto extragalattico
allorchè 35 variabili Cefeidi da questo scoperte portarono a
derivarne la distanza ben al di fuori della Galassia.
Qui di seguito, mappa della posizione della galassia del Triangolo:
La struttura della galassia del Triangolo è quella di
una tipica spirale Sc, con
braccia ampiamente aperte che contengono
un gran numero di stelle giovani (si
stima, circa 40 miliardi in tutto), polveri, gas
ed aree nebulari laddove è presente un elevato tasso di formazione
stellare (secondo stime, il tasso di formazione stellare ammonterebbe a circa 0,45 masse solari/anno ma non è certo se questo sia costante o con tendenza a diminuzione). A differenza di quella di Andromeda,
che appare di ¾, M33 si
presenta vista quasi frontalmente, inclinata di
una cinquantina di gradi sul piano tangente alla sfera celeste,
particolarità che ne permette un'accurata analisi con un
assorbimento del tutto trascurabile.
Con una luminosità apparente
integrata pari a 5,7 magnitudini, essa
si estende su un’area pari a 70’x40’ ovvero
una superficie almeno tripla rispetto a quella della Luna piena. Tali
vaste dimensioni portano però la sua luminosità
superficiale ad essere notevolmente bassa,
particolarità che rende M33 piuttosto difficile da osservare
visualmente attraverso il telescopio a causa del ristretto campo
visuale che, in genere, tali strumenti offrono. Certamente più
adatti i binocoli, con i quali è possibile vederne la forma
ellittica e la zona centrale che appare decisamente più luminosa
della periferia. Per riuscirci però, occorre scegliere una serata
cristallina, in cui si possano vedere le stelle di sesta magnitudine,
ed attendere che il Triangolo transiti al meridiano.
Personalmente,
una sola volta mi è capitata la rara e difficile esperienza di riuscire ad osservare tale galassia ad occhio nudo: per la precisione, da un sito
particolarmente buio come quello delle Dolomiti. Tale resoconto lo si
riscontra da parti di numerosi astrofili visuali, dediti ad una approfondita osservazione della volta celeste: stando così le cose, M33 è quindi
l’oggetto più lontano visibile senza alcun ausilio ottico, a
poco meno di 2,9 milioni di anni luce (!) di distanza
dal nostro pianeta e, comunque, dalla Galassia. Per rintracciarla
conviene scandagliare a bassissimo ingrandimento la zona posta
quattro gradi ad ovest della stella di terza grandezza Ras
al Muthallah (α
Tri). Con un telescopio da 200 mm l’alone
visibile è di 30x60 primi d’arco con molte deboli stelle, al
limite della visibilità, che vi si proiettano sopra. Se le
condizioni sono molto buone, con cielo terso ed oscuro, si dovrebbero
riuscire a scorgere le due braccia che si dipartono dal nucleo in
senso antiorario, una più uniforme verso nord, l’altra piuttosto
irregolare verso sud; anche le regioni HII e
alcune nebulose diffuse si prestano all'osservazione telescopica.
Si stima che l’alone esterno di questa galassia
raggiunga i 60.000 anni luce di diametro mentre la
massa totale dovrebbe ammontare a 40 miliardi di stelle come il Sole.
La regione nucleare non
dovrebbe superare 16 anni luce: valore piuttosto modesto se
rapportato alle dimensioni totali della galassia! La massa stimata è
solamente di 8 miliardi di Soli, quindi pari ad 1/25 di quella della
nostra Via Lattea. Ci si lamenta spesso che nella nostra galassia non
appaiono supernovae da più di 400 anni ma, assai curiosamente,
nessuna evento di questo tipo è mai stato osservato in M33 nell’era
telescopica! Tenendo conto della distanza e di un
“ipotetico” assorbimento interstellare nullo, una supernova che
dovesse comparire in M33 potrebbe teoricamente raggiungere la sesta
grandezza ovvero il limite di visibilità ad occhio nudo superando,
quindi, in splendore l'intera galassia! Eppure,
molti sono i residui di supernova in essa individuati.
In M33 si trovano, chiaramente, anche numero si ammassi
aperti e globulari ma una delle particolarità più evidenti è
un'associazione OB formata da luminosissime stelle giganti blu;
questa, assieme alla notevole presenza di polveri e gas, sembra
indicare che la formazione di nuove stelle in questa galassia sia un
fenomento alquanto diffuso e sempre in corso. Le braccia a spirale di
M33 sono molto sviluppate e in esse emergono estesissime nebulose ad
emissione, spesso collegate a vaste nubi stellari: il numero è tale
che la galassia del Triangolo può essere considerata un vero scrigno
contenente innumerevoli ed interessanti oggetti celesti. La
popolazione delle braccia a spirale appartiene chiaramente al tipo I
di Baade, ricca com'è di stelle blu dei tipi OB, di ammassi ad altre
associazioni giovani. Nella
galassia del Triangolo sono stati ad oggi identificati 54 ammassi
globulari certi anceh se il loro numero reale dovrebbe ammontare a
circa il doppio; studi su questi condotti, avrebbero dimostrato che
la la loro età sarebbe più giovane di alcuni miliardi di anni (!)
di quella dei globulari della nostra galassia. Nel 2007, i dati
dell'osservatorio X Chandra hanno determinato che in M33 è presente
un buco nero dalla massa circa 15,7 quella del Sole, il
più grande finora noto tra quelli di massa stellare;
questo, denominato M33 X-7, orbiterebbe attorno
ad una
stella che
sarebbe da esso eclissata ciclicamente ogni
3,5 giorni.
Da uno studio radio eseguito nel 1971, si stima che tale
galassia conterrebbe almeno 1,6 miliardi di masse solari di idrogeno
neutro, oltre alle 80 nebulose ad emissione contenti
idrogeno ionizzato, precedentemente
scoperte nelle sue braccia a spirale; di queste, la più luminosa e
nota è senza dubbio NGC604.
Pur
osservata da W.Herschel, venne da questo catalogata come un oggetto
non facente parte della galassia ma a se stante. Queste
potrebbe aver avviato un notevole processo di di formazione stellare
circa tre milioni di anni fa; ad oggi, NGC604 è la seconda regione
HII più luminosa dell'intero Gruppo Locale (qui di seguito, ripresa dal telescopio spaziale Hubble):
Questa, situata nell’area a nord-est a circa 10' dal
nucleo, si presenta come una sorta di ovale sfilacciato.
Si tratta della più brillante delle 360 regioni nebulari
(o HII, come le si voglia
chiamare) note in M33, estesa per oltre 1.000
anni luce e quindi più grande persino della famosa “Nebulosa di
Orione”, del resto molto simile dal punto di vista spettroscopico.
Con una magnitudine di circa 10 e dimensioni poco superiori al primo
d’arco risulta già visibile con un 100 mm, anche se solamente con
strumenti maggiori si possono osservare alcuni dettagli. Sempre sul
braccio a nord si trovano IC142 e IC143, altre due
condensazioni, leggermente più larghe della precedente ma più
deboli. Altre tre nebulosità, associate a nubi
molecolari HII (contenenti qualcosa come 1,2-4x10^5 masse solari), sono NGC588-592-595,
presenti nella parte occidentale della
galassia; la più luminosa
delle tre è NGC595,
di magnitudine inferiore alla dodicesima e distante circa 7' dal
nucleo: le dimensioni di oltre mezzo primo d’arco dovrebbero
consentire di poterla osservare
anche con telescopi da
200 mm di diametro.
Quella del Triangolo è una galassia isolata e non ci sono indicazioni
di recenti fusioni o interazioni con altre galassie del Gruppo
Locale, Via Lattea inclusa, dal momento che eventuali code di marea
sono del tutto assenti al di fuori della sua struttura; tuttavia, il
destino della galassia del Triangolo sembra essere legato a quello
della sua grande vicina, la grande galassia di Andromeda, dalla quale
disterebbe circa anni luce. Ipotesi sul futuro di M33 vedono questa
galassia essere inglobata da Andromeda, cosa che darà vita ad una
nuova e ancor più numerosa generazione di nuove stelle. La galassia nana dei Pesci (nota anche con la sigla LGS 3), localizzata ad circa 11° dalla galassia del Triangolo, si trova a una distanza non dissimile da questa e proprio per questo motivo è considerata una galassia satellite che “potrebbe” appartenere a quella del Triangolo; date le dimensioni apparenti e la distanza, il reale diametro di questa piccola galassia non dovrebbe superare i 480 anni luce.
M33 è un oggetto ancora più interessante dal punto di
vista fotografico; le sue notevoli dimensioni e l’alta luminosità
integrata, ne consentono la ripresa praticamente a tutti gli
astrofili. Anche con una semplice fotocamera dotata di un comune
obiettivo da 50 mm si può registrare la galassia come un debole
fiocco di luce. Naturalmente risultati migliori si ottengono con
strumenti maggiori, nella fattispecie con quelli da 1.000 a 1.500 mm
di lunghezza focale. Curiosamente in questa zona si incontrano
parecchie difficoltà nel reperire stelle luminose adatte alla guida
fotografica; se non si vuole forzare l’occhio su stelle quasi
invisibili, si dovrà disallineare di parecchi gradi il telescopio
guida. Naturalmente ciò non vale per gli sfortunati possessori (in
questo caso!) di guide fuori asse.
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