venerdì 10 novembre 2017

LA GALASSIA DEL TRIANGOLO

La piccola costellazione del Triangolo fa la sua prima comparsa all’interno dell’”Almagesto” di Tolomeo, assieme alle altre 47 figure classiche; tuttavia, già nei secoli precedenti, varie culture stanziate nell’area mediterranea riconoscevano nelle tre stelle dell’odierna costellazione altre figure con forme, per l’appunto, triangolari: i greci, ad esempio, chiamarono tale figura “Deltoton”, probabilmente in riferimento alla lettera Δ (delta) presente nell’alfabeto da questi usato, mentre i romani vedevano in tali stelle la forma della Trinacria. Sia il Triangolo che il vicino Ariete ebbero una storia alquanto tormentata nel XVII secolo allorché dapprima l’astronomo J.Bartsch, nonché genero di Keplero, e di seguito Hevelius modificarono questa zona di cielo aggiungendovi alter figure: la costellazione del “Triangolo Minore” e quella della “Mosca Boreale”, corrispettivi più scialbi dello stesso Triangolo e della Mosca, quest’ultima situata nell’emisfero celeste australe sotto la Croce del Sud. Una decina d’anni dopo, nel 1636, la Mosca Boreale fu sostituita dall’astronomo della corte reale francese V.Coronelli con quella del “Giglio”, simbolo più adatto a rappresentare la regale grandezza del trono di Francia. Tutte queste figure furono inventate, come di moda in quell’epoca, per colmare spazi relativamente “vuoti” tra le costellazioni, ma vennero rifiutate presto e poi dimenticate, lasciando solamente qualche traccia nei planisferi celesti dell’epoca.
Come noto, l’oggetto non stellare più importante di questa piccola ma ben definita costellazione è la galassia “Galassia del Triangolo”, 33° oggetto del famoso catalogo compilato da C.Messier. Denominata anche “Pinwheel Galaxy”, cioè “Galassia Girandola”, essa è uno dei più luminosi membri del Gruppo Locale nonché la galassia a spirale più vicina dopo quella di Andromeda, dalla quale dista solamente mezzo milione di anni luce.
Qui di seguito, una stupenda immagine della galassia ripresa da Piermario Gualdoni (cui vanno i ringraziamenti e complimenti dello scrivente!); le regioni di formazione stellare, laddove il gas è in larga misura ionizzato, sono facilmente riconoscibili nelle strutture rossastre presenti nelle braccia a spirale:

Documenti storici ne fanno risalire la scoperta al 1764, allorché proprio C.Messier, spaziando per la volta celeste alla ricerca di comete col suo piccolo telescopio a lenti dai cieli parigini, si imbatté in quella che lo stesso definì una “nebulosa di luce biancastra, pressoché uniforme”. Tuttavia, tale oggetto fu probabilmente osservato ancor prima, precisamente dall’astronomo italiano G.B.Hodierna quando riferì della presenza di una non ben determinata “nube” assai debole nei pressi del Triangolo (a detta di alcuni autori, costui però avrebeb potuto riferirsi anche al vicino ammasso stellare aperto NGC752, situato nella costellazione di Andromeda). Il primo ad osservarne la struttura a spirale, come quella di altri oggetti di questo tipo con tale curiosa forma, fu nel 1850 W.Parsons, terzo conte di Rosse, grazie al suo gigantesco telescopio da ben 1,8 metri! Ad E.Hubble, infine, è dovuto l'aver riconosciuto M33 come un oggetto extragalattico allorchè 35 variabili Cefeidi da questo scoperte portarono a derivarne la distanza ben al di fuori della Galassia.

Qui di seguito, mappa della posizione della galassia del Triangolo:

La struttura della galassia del Triangolo è quella di una tipica spirale Sc, con braccia ampiamente aperte che contengono un gran numero di stelle giovani (si stima, circa 40 miliardi in tutto), polveri, gas ed aree nebulari laddove è presente un elevato tasso di formazione stellare (secondo stime, il tasso di formazione stellare ammonterebbe a circa 0,45 masse solari/anno ma non è certo se questo sia costante o con tendenza a diminuzione). A differenza di quella di Andromeda, che appare di ¾, M33 si presenta vista quasi frontalmente, inclinata di una cinquantina di gradi sul piano tangente alla sfera celeste, particolarità che ne permette un'accurata analisi con un assorbimento del tutto trascurabile.
Con una luminosità apparente integrata pari a 5,7 magnitudini, essa si estende su un’area pari a 70’x40’ ovvero una superficie almeno tripla rispetto a quella della Luna piena. Tali vaste dimensioni portano però la sua luminosità superficiale ad essere notevolmente bassa, particolarità che rende M33 piuttosto difficile da osservare visualmente attraverso il telescopio a causa del ristretto campo visuale che, in genere, tali strumenti offrono. Certamente più adatti i binocoli, con i quali è possibile vederne la forma ellittica e la zona centrale che appare decisamente più luminosa della periferia. Per riuscirci però, occorre scegliere una serata cristallina, in cui si possano vedere le stelle di sesta magnitudine, ed attendere che il Triangolo transiti al meridiano.
Personalmente, una sola volta mi è capitata la rara e difficile esperienza di riuscire ad osservare tale galassia ad occhio nudo: per la precisione, da un sito particolarmente buio come quello delle Dolomiti. Tale resoconto lo si riscontra da parti di numerosi astrofili visuali, dediti ad una approfondita osservazione della volta celeste: stando così le cose, M33 è quindi l’oggetto più lontano visibile senza alcun ausilio ottico, a poco meno di 2,9 milioni di anni luce (!) di distanza dal nostro pianeta e, comunque, dalla Galassia. Per rintracciarla conviene scandagliare a bassissimo ingrandimento la zona posta quattro gradi ad ovest della stella di terza grandezza Ras al Muthallah (α Tri). Con un telescopio da 200 mm l’alone visibile è di 30x60 primi d’arco con molte deboli stelle, al limite della visibilità, che vi si proiettano sopra. Se le condizioni sono molto buone, con cielo terso ed oscuro, si dovrebbero riuscire a scorgere le due braccia che si dipartono dal nucleo in senso antiorario, una più uniforme verso nord, l’altra piuttosto irregolare verso sud; anche le regioni HII e alcune nebulose diffuse si prestano all'osservazione telescopica.
Si stima che l’alone esterno di questa galassia raggiunga i 60.000 anni luce di diametro mentre la massa totale dovrebbe ammontare a 40 miliardi di stelle come il Sole. La regione nucleare non dovrebbe superare 16 anni luce: valore piuttosto modesto se rapportato alle dimensioni totali della galassia! La massa stimata è solamente di 8 miliardi di Soli, quindi pari ad 1/25 di quella della nostra Via Lattea. Ci si lamenta spesso che nella nostra galassia non appaiono supernovae da più di 400 anni ma, assai curiosamente, nessuna evento di questo tipo è mai stato osservato in M33 nell’era telescopica! Tenendo conto della distanza e di un “ipotetico” assorbimento interstellare nullo, una supernova che dovesse comparire in M33 potrebbe teoricamente raggiungere la sesta grandezza ovvero il limite di visibilità ad occhio nudo superando, quindi, in splendore l'intera galassia! Eppure, molti sono i residui di supernova in essa individuati.
In M33 si trovano, chiaramente, anche numero si ammassi aperti e globulari ma una delle particolarità più evidenti è un'associazione OB formata da luminosissime stelle giganti blu; questa, assieme alla notevole presenza di polveri e gas, sembra indicare che la formazione di nuove stelle in questa galassia sia un fenomento alquanto diffuso e sempre in corso. Le braccia a spirale di M33 sono molto sviluppate e in esse emergono estesissime nebulose ad emissione, spesso collegate a vaste nubi stellari: il numero è tale che la galassia del Triangolo può essere considerata un vero scrigno contenente innumerevoli ed interessanti oggetti celesti. La popolazione delle braccia a spirale appartiene chiaramente al tipo I di Baade, ricca com'è di stelle blu dei tipi OB, di ammassi ad altre associazioni giovani. Nella galassia del Triangolo sono stati ad oggi identificati 54 ammassi globulari certi anceh se il loro numero reale dovrebbe ammontare a circa il doppio; studi su questi condotti, avrebbero dimostrato che la la loro età sarebbe più giovane di alcuni miliardi di anni (!) di quella dei globulari della nostra galassia. Nel 2007, i dati dell'osservatorio X Chandra hanno determinato che in M33 è presente un buco nero dalla massa circa 15,7 quella del Sole, il più grande finora noto tra quelli di massa stellare; questo, denominato M33 X-7, orbiterebbe attorno ad una stella che sarebbe da esso eclissata ciclicamente ogni 3,5 giorni.
Da uno studio radio eseguito nel 1971, si stima che tale galassia conterrebbe almeno 1,6 miliardi di masse solari di idrogeno neutro, oltre alle 80 nebulose ad emissione contenti idrogeno ionizzato, precedentemente scoperte nelle sue braccia a spirale; di queste, la più luminosa e nota è senza dubbio NGC604. Pur osservata da W.Herschel, venne da questo catalogata come un oggetto non facente parte della galassia ma a se stante. Queste potrebbe aver avviato un notevole processo di di formazione stellare circa tre milioni di anni fa; ad oggi, NGC604 è la seconda regione HII più luminosa dell'intero Gruppo Locale (qui di seguito, ripresa dal telescopio spaziale Hubble):

Questa, situata nell’area a nord-est a circa 10' dal nucleo, si presenta come una sorta di ovale sfilacciato. Si tratta della più brillante delle 360 regioni nebulari (o HII, come le si voglia chiamare) note in M33, estesa per oltre 1.000 anni luce e quindi più grande persino della famosa “Nebulosa di Orione”, del resto molto simile dal punto di vista spettroscopico. Con una magnitudine di circa 10 e dimensioni poco superiori al primo d’arco risulta già visibile con un 100 mm, anche se solamente con strumenti maggiori si possono osservare alcuni dettagli. Sempre sul braccio a nord si trovano IC142 e IC143, altre due condensazioni, leggermente più larghe della precedente ma più deboli. Altre tre nebulosità, associate a nubi molecolari HII (contenenti qualcosa come 1,2-4x10^5 masse solari), sono NGC588-592-595, presenti nella parte occidentale della galassia; la più luminosa delle tre è NGC595, di magnitudine inferiore alla dodicesima e distante circa 7' dal nucleo: le dimensioni di oltre mezzo primo d’arco dovrebbero consentire di poterla osservare anche con telescopi da 200 mm di diametro.
Quella del Triangolo è una galassia isolata e non ci sono indicazioni di recenti fusioni o interazioni con altre galassie del Gruppo Locale, Via Lattea inclusa, dal momento che eventuali code di marea sono del tutto assenti al di fuori della sua struttura; tuttavia, il destino della galassia del Triangolo sembra essere legato a quello della sua grande vicina, la grande galassia di Andromeda, dalla quale disterebbe circa anni luce. Ipotesi sul futuro di M33 vedono questa galassia essere inglobata da Andromeda, cosa che darà vita ad una nuova e ancor più numerosa generazione di nuove stelle. La galassia nana dei Pesci (nota anche con la sigla LGS 3), localizzata ad circa 11° dalla galassia del Triangolo, si trova a una distanza non dissimile da questa e proprio per questo motivo è considerata una galassia satellite che “potrebbe” appartenere a quella del Triangolo; date le dimensioni apparenti e la distanza, il reale diametro di questa piccola galassia non dovrebbe superare i 480 anni luce.
M33 è un oggetto ancora più interessante dal punto di vista fotografico; le sue notevoli dimensioni e l’alta luminosità integrata, ne consentono la ripresa praticamente a tutti gli astrofili. Anche con una semplice fotocamera dotata di un comune obiettivo da 50 mm si può registrare la galassia come un debole fiocco di luce. Naturalmente risultati migliori si ottengono con strumenti maggiori, nella fattispecie con quelli da 1.000 a 1.500 mm di lunghezza focale. Curiosamente in questa zona si incontrano parecchie difficoltà nel reperire stelle luminose adatte alla guida fotografica; se non si vuole forzare l’occhio su stelle quasi invisibili, si dovrà disallineare di parecchi gradi il telescopio guida. Naturalmente ciò non vale per gli sfortunati possessori (in questo caso!) di guide fuori asse.

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