domenica 19 novembre 2017

NGC7662: BELLEZZE E MISTERI DI UNA "PALLA DI NEVE AZZURRA"

L'area nord-occidentale della costellazione di Andromeda, quella dove sono situate le stelle che delineano le catene che cingono il braccio destro della mitica principessa, venne utilizzata dall'astronomo tedesco J.Bode, nel 1787, per formare una nuova costellazione, che lo stesso chiamò gli "Onori di Federico", ideata al fine di rendere onore il re di Prussia Federico II, usanza molto diffusa ai tempi tra i cartografi celesti presso molte case reali d'Europa. Bode rappresentò la costellazione con uno scettro, una corona, una spada e una penna a piuma per rappresentare le regali qualità del sovrano. Tale figura scomparve nel 1930, allorché l'Unione Astronomica Internazionale definì il numero delle costellazioni in 88 indicandone anche i rispettivi confini.  

Proprio nell'area allora occupata datale costellazione oggi scomparsa - precisamente tra le stelle ι ed ο And, che transitano esattamente allo zenith di prima sera in Novembre alle nostre latitudini - è presente uno degli oggetti deep-sky più interessanti non solo di questa costellazione ma di tutta la volta celeste: si tratta di NGC7662, una stupenda e luminosa nebulosa planetaria a triplo guscio, la cui stella centrale è stata al centro di presunte variazioni sulla sua luminosità.

Qui di seguito, una stupenda immagine a largo campo della "palla di neve azzurra" ripresa da Niels V.Christensen con un Meade LX200ACF da 400 mm di diametro ad una lunghezza focale di 2500 mm utilizzando filtri LRGB, H-Alpha, OIII e SII:


Questa nebulosa planetaria venne scoperta da W.Herschel il 6 Ottobre 1784; sia il grande astronomo visualista che, successivamente, il figlio John ebbero una grande passione per questo oggetto tanto da averlo osservato ben 16 volte, riportandone i dettagli nei loro diari. Proprio J.Herschel fu il primo, tra l'altro, a riportare per la prima volta una nota circa il colore azzurro di questa nebulosa; in tempi più recenti, precisamente nel Febbraio 1960, il dilettante L.S.Copeland descrisse questa nebulosa con il termine di "blue snowball": da allora, NGC7662 è nota proprio con il nomignolo di “palla di neve azzurra”.

Splendendo di magnitudine 8,6 ed estesa per ben 32”x28” d'arco, tale planetaria è una delle più luminose presenti nella volta celeste; essa appare così luminosa da poter essere osservata anche da centri urbani con l'ausilio di piccoli binocoli, con i quali appare non dissimile ad una comune stella di ottava grandezza. Localizzarla è facile, essendo situata appena 25' a sud-ovest della stella di quinta grandezza 13 And.


Una nebulosa planetaria risplende per fluorescenza, dopo che i suoi gas vengono eccitati dall'intensa radiazione emessa della caldissima stella al suo centro, una nana bianca: tanto per fare un esempio, quella di NGC7662 possiede una temperatura superficiale di almeno 75.000 K! Lo spettro di una planetaria è inoltre dominato da due luminose righe spettrali dell'idrogeno doppiamente ionizzato, precisamente a 4.959 e 5.007 angstrom: sono proprio queste a produrre la caratteristica luce verde-azzurrina caratteristica di questi oggetti, già percettibile ai telescopi: effetto ancor più accentuato nel caso di oggetti compatti e luminosi come NGC7662, che stimola sicuramente i coni presenti nella retina oculare, recettori addetti alla percezione del colore.

Proprio grazie alla sua luminosità piuttosto concentrata, è una delle poche planetarie visibili da cieli poco buii e con piccoli strumenti. Con il classico newton da 114 mm a bassi ingrandimenti si nota appena il disco nebulare tra le numerose e luminose stelle del ricco campo. Ad ingrandimenti maggiori il disco diventa molto più evidente, mentre le uniche stelle abbracciate dall'oculare rimangono due coppie di dodicesima grandezza localizzate a nord-ovest. Con strumenti più impegnativi la nebulosa mantiene fede al suo nome, dal momento che il disco, quasi perfettamente rotondo, assume una colorazione decisamente azzurra. A causa del notevole splendore della nebulosa, riuscire a scorgere la stella centrale è difficilissimo, nonostante questa splenda di magnitudine 13,2. Ad ingrandimenti elevati, il caratteristico anello schiacciato interno della nebulosa appare decisamente luminoso (e decisamente azzurro!) a sud-est e meno luminoso nel suo tratto nord-occidentale.

Studi condotti su NGC7662 indicano che tale planetaria possiede una struttura non dissimile a quella che si può vedere nelle bellissime immagini - riprese dal telescopio spaziale Hubble - della nebulosa NGC7293 "Helix", laddove sono presenti le cosiddette flirs (dall'inglese “fast low-ionization emission regions”), regioni di emissione veloce di materia a bassa ionizzazione: si tratta di aggregazioni di gas con una densità superiore alla media, probabilmente emesse dalla stella centrale prima che questa desse origine alla stessa nebulosa planetaria.

Qui di seguito, una splendida immagine della nebulosa planetaria NGC7662, unione di riprese effettuate dai telescopi spaziali Hubble e Chandra; in rosso, verde e blu i dati ottici di Hubble, in viola i dati in raggi-X di Chandra:


Nelle dettagliate immagini riprese da HST ma anche in numerose immagini riprese da astrofili evoluti, la nebulosa evidenzia una sorta di struttura cava al suo interno attorno alla quale si riscontra la presenza di ben tre gusci luminosi; questi sono stati causati da onde d'urto indotte dal vento prodotto dalla stella centrale in collisione con gli strati precedentemente emessi nello spazio da quella che fu l'allora gigante rossa.

La stella centrale è enigmatica: pur da lungo tempo sospettata di essere una variabile, tale ipotesi non è ad oggi stata provata. La storia risale ad alcune osservazioni effettuate tra il 1897 e il 1908 dall'astronomo E.E.Barnard, quando egli rilevò che questa variava la sua luminosità apparente tra le magnitudini 12 e 16 secondo intervalli del tutto irregolari; lo stesso, però, fu molto cauto nell'esporre questi risultati, adducendo che tali stime potevano a tutti gli effetti essere influenzati da fattori quali il cattivo seeing, la luce lunare o la stessa acutezza visiva. Lastre fotografiche riprese qualche decennio più tardi mostrarono che la stella variava effettivamente la sua luminosità tra le magnitudini 11,5 e 13,0 ma anche in questo caso ci fu chi attribuì tale particolarità all'instabilità atmosferica.

Certamente, gli astrofili possono contribuire a risolvere la questione con rilievi fotometrici tramite le camere CCD ed appositi software. Come già accennato, la luminosità apparente dell'astro, almeno teoricamente, permetterebbe di rilevarlo già visualmente con l'ausilio di un telescopio da almeno 200 mm di diametro; tuttavia,  il fatto di trovarsi immerso nell'area nebulare notevolmente luminosa, al contrario di quanto accade generalmente per altri oggetti di questo tipo, rende letteralmente impossibile staccare la stella dal resto della nebulosa, anche con l'utilizzo di filtri a banda stretta OIII.

Molto probabilmente, tale stella si renderà visibile in un lontano futuro a causa dell'espansione dei gas nebulari, che si allontanano da questa ad un tasso di decine di chilometri al secondo; quando l'area interna diverrà meno luminosa e meno opaca, ecco che la nana bianca di NGC7662 potrà essere percepita dai nostri lontani discendenti.

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